Con l’accusa di mancata divulgazione di informazioni trasparenti e dettagliate sulla filiera del cobalto in Congo, Stellantis e la sua controllata Fiat Chrysler Automobiles sono finite al centro di un’istanza presentata da ventidue associazioni e ong italiane al Punto di contatto nazionale (Pcn) olandese dell’Ocse.

AL VAGLIO DELL’ISTITUZIONE c’è la presunta violazione delle linee guida per le imprese stabilite dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Non vi sarebbe trasparenza in merito «all’attuazione di un’efficace valutazione dei rischi in relazione alla catena di approvvigionamento e alla tracciabilità dei materiali critici» estratti nella Repubblica Democratica del Congo. Il timore è che vi siano gravi violazioni dei diritti umani associate all’estrazione del cobalto impiegato poi nel mercato automobilistico.

INIZIALMENTE L’ISTANZA era stata presentata al Pcn italiano. Con il passaggio societario della Fiat all’azienda olandese, il caso è passato ai Paesi Bassi dove ha sede la multinazionale. Si dovrà valutare se sia stato o meno violato il capitolo terzo delle Linee guida Ocse in merito alla trasparenza. In tal modo si chiarirebbe se siano state o meno rispettate le norme sulla dovuta diligenza. Si potrebbe così verificare «l’equità e la correttezza del modello di business delle multinazionali» che acquistano il cobalto e altri minerali dal Congo per produrre auto.

NEL PAESE AFRICANO SAREBBERO numerose le denunce da parte delle Ong locali di violazioni connesse alle attività estrattive. Quanto documentato ha spinto 22 associazioni a firmare l’istanza. Tra queste vi sono Human rights international corner – Hirc, Nigrizia, Aoi Cooperazione e solidarietà internazionale, Cispi-Coordinamento di iniziative popolari di solidarietà internazionale e Centro di volontariato internazionale Odv-Cevi.

TRA I DOCUMENTI CONSULTABILI delle aziende non figurerebbe – secondo quanto dichiarato dallo studio legale Dini-Saltalamacchia, che segue il caso per conto delle organizzazioni non governative – neanche la valutazione di rischio delle attività svolte in Congo.

«I RICORRENTI – E’ SCRITTO NELL’ISTANZA – sostengono che, sebbene Stellantis e Fca Italy affermino di aver adempiuto ai propri obblighi di diligenza, istituendo un meccanismo di identificazione e mitigazione dei loro effetti negativi, non hanno fornito informazioni sufficientemente dettagliate sul funzionamento e sui risultati di tale meccanismo».

A SEGUITO DELL’ACCOGLIMENTO dell’istanza da parte del Pcn, sono iniziati gli incontri procedurali tra le parti. Il prossimo a giugno. Stando a quanto riportato dal Punto di contatto nazionale olandese, la società Stellantis si è detta favorevole all’opportunità di confrontarsi sul tema della trasparenza e della dovuta diligenza. Vi sarebbe però il timore che quest’istanza rappresenti una prima azione in vista di un contenzioso più lungo.

SECONDO LA MULTINAZIONALE quanto contestato nell’istanza sarebbe il frutto di una interpretazione errata da parte delle 22 organizzazioni non governative delle Linee guida dell’Ocse. Per la società le associazioni avrebbero riportato solo parzialmente le informazioni contenute nel Rapporto sulla responsabilità sociale d’impresa del 2021. Qui verrebbero enunciati i dettagli relativi alla catena di approvvigionamento dei minerali. Sarà il Pcn olandese a stabilire se vi siano o meno i presupposti per una mediazione tra le parti.