L’appuntamento del 18 ottobre all’hotel Metropol di Mosca non sarebbe stato «un incontro casuale tra imprenditori», come sostenuto da Gianluca Savoini. La trattativa su una presunta compravendita di petrolio «per finanziare la Lega con soldi russi non è finita il 18 ottobre 2018. È proseguita anche dopo quell’incontro con altre due offerte». Lo scrive l’Espresso nell’anticipazione del numero di domenica in cui saranno pubblicati documenti della «proposta commerciale indirizzata a Rosneft dieci giorni dopo il summit di affari e politica in cui era presente Gianluca Savoini, ex portavoce e uomo di assoluta fiducia del ministro Matteo Salvini. Le condizioni indicate nella proposta, preparata da una banca d’affari londinese», la Euro-Ib di cui Meranda era consulente, «ricalcano esattamente quelle di cui hanno discusso Savoini e gli altri interlocutori al tavolo del Metropol».

Altri documenti dimostrerebbero che la trattativa è andata avanti almeno fino a febbraio, a tre mesi dalle europee. «Lo prova una nota interna di un’altra società di Stato russa, Gazprom, e la risposta inviata direttamente a Savoini dalla banca londinese rappresentata al tavolo di Mosca dall’avvocato Gianluca Meranda. In questa risposta – spiega l’Espresso – Meranda cita esplicitamente Eni come compratore finale della maxi fornitura petrolifera, allegando una lettera di referenza commerciale della società di Stato italiana». Dal canto suo Eni ha risposto ai giornalisti del settimanale di «non aver preso parte in alcun modo a operazioni volte al finanziamento di partiti politici». Silenzio da parte di Savoini, Meranda, Rosneft e Gazprom.

E ieri Meranda, l’avvocato presente al Metropol indagato per corruzione internazionale, come già Savoini lunedì scorso, si è avvalso della facoltà di non rispondere ai magistrati milanesi. A repubblica aveva scritto: «Semmai dovesse esserci un’inchiesta, sarei a totale disposizione degli inquirenti». Ai giornalisti che lo aspettavano all’uscita della caserma della Gdf dove è stato convocato , ha ripetuto quanto detto nei giorni scorsi: «Lo scopo dell’incontro era prettamente professionale e si è svolto nel rispetto dei canoni della deontologia commerciale».

Presente all’incontro del 18 ottobre a Mosca anche l’ex bancario Francesco Vannucci, che come Meranda è stato sottoposto a prequisizione da parte della Guardia di finanza ed è anche lui indagato.