Dei cinque operai abbattuti come birilli sui binari si parlerà ancora per un po’, poi come sempre altre notizie prevarranno. Anche questa volta qualcuno ha detto “mai più”, qualcuno “faremo luce”, qualcuno che “è inaccettabile nel 2023”, qualcuno ha espresso dolore e condoglianze, qualcuno il dubbio che potrebbe essere colpa dei lavoratori morti.
Le parole scritte e dette teniamole da conto, ci potranno servire per le prossime occasioni, basterà cambiare le date, i nomi ed il numero dei morti. Perché la ricerca dell’errore ci porterà sempre fuori strada. Queste stragi dimostrano invece che se si lascia che un singolo errore possa avere conseguenze mortali, un singolo errore ci sarà nuovamente.

Diversi strumenti potevano essere utilizzati per evitare la morte dei cinque operai. Individuarne uno, un capro espiatorio, non serve. Si potevano utilizzare le tabelle di avviso, mettere un addetto alla protezione del cantiere, evitare il subappalto, vincolare meglio la marcia del treno alla condizione di binario libero, mettere le boe che limitano in automatico la velocità del treno. Eliminare uno solo di questi strumenti vuol dire rendere più probabile che un singolo errore possa causare una strage.

La causa di tutte queste morti non è nel singolo errore ma è nel non aver creato un’adeguata rete di protezione. Credere che la colpa sia di un singolo colpevole o d un solo sbaglio serve a farci sentire più sicuri pensando che il sistema sia valido, affidabile, ma non aiuta a risolvere i problemi.

Occorre dare voce e possibilità di incidere a chi ne ha competenza: tecnici delle Asl e dell’Ispettorato del Lavoro, Magistrati, esperti, Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (Rls). Fra queste figure ci sono persone serie, competenti, appassionate. Sono stato Rls ed ho avuto modo di apprezzare l’impegno e le capacità di tanti che rivestono quei ruoli, nonostante le troppe difficoltà e limiti loro imposti. L’ex Procuratore Guariniello da anni chiede l’istituzione di una Procura nazionale per la sicurezza sul lavoro. Si eviterebbe la dispersione di energie, delle competenze ed il dover agire, per lo stesso fatto, da parte di Procure su diversi territori. Idem vale per Asl ed Ispettorati sul lavoro.

Ad esempio, come Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, se devo presentare un esposto per una procedura o un macchinario in uso in tutta Italia che ritengo a rischio, devo presentarlo alle procure, Asl e Ispettorati del mio territorio.
Fra i lavoratori c’è scarsa consapevolezza del fattore sicurezza. La formazione, quando c’è, è spesso una formalità. Gli Rls vengono frequentemente intimiditi, sanzionati o non presi sul serio. Questo è un danno, anche perché l’RLS dovrebbe essere il punto di contatto fra azienda ed i lavoratori. E’ un danno per la mancata realizzazione delle azioni da intraprendere ma anche per il messaggio che arriva al lavoratore. Capita anche che dei lavoratori non dichiarano l’infortunio per non essere sanzionati.

Chiedo scusa perché userò parole abusate, occorre la cultura della sicurezza. Quanto siamo disposti a spendere ed a spenderci come lavoratori? Viene detto che le norme sulla sicurezza hanno costi alti per le aziende. In alcuni casi è così, ma troppo spesso si specula anche per piccoli profitti, per pochi euro. Così come abbiamo una bella Costituzione che non viene in buona parte applicata, abbiamo una bel testo sulla sicurezza – il Testo unico 81/08 – che è anch’esso in buona parte inattuato. Ad esempio c’è scritto che il benessere del lavoratore non corrisponde solo all’assenza di malattia. Che il datore di lavoro deve tenere conto dei rischi connessi alle differenze di genere, all’età, alla provenienza da altri Paesi.

Per quanto è stato già fatto, non siamo all’anno zero sulla sicurezza. Ma manca ancora tantissimo perché la situazione sia accettabile, se accettabile può essere anche un solo morto o infortunio. Abbiamo le conoscenze e le persone per migliorare e per individuare gli strumenti necessari. Il non averlo fatto rende queste morti degli omicidi.