Ognuno è un eroe se mette cuore, volontà e coraggio per il bene comune. Così anche un uccello spiumato, e non proprio un’aquila, può guidare senza esperienza uno stormo di specie diversa nella migrazione verso l’Africa. Magari virando per sbaglio a nord fino al Polo, prima di imbarcarsi su un aereo per raggiungere la meta ambita. È quanto succede in Yellowbird, primo lungometraggio animato diretto da Christian De Vita e presentato in anteprima al Sottodiciotto film festival di Torino. La manifestazione dedicata principalmente al pubblico minorenne, ma che si ritaglia i suoi spazi adulti nelle fasce serali, conclude stasera con le premiazioni una settimana di programmi gratuiti al Cinema Massimo.

De Vita, giovane storyboard artist romano per Wes Anderson e Tim Burton, ha realizzato il film in 3D a basso budget con lo studio francese TeamTO. Ad aiutarlo troviamo il direttore artistico Benjamin Renner, già co-regista candidato all’Oscar di Ernest & Celestine, mentre Stephen Warbeck, già autore della colonna sonora di Shakespeare in Love, ha composto le musiche. Per il regista il personaggio di Yellowbird «è un mix del giovane Woody Allen, con la sua nevrosi e le sue fragilità, l’ottimismo positivo e la timidezza adolescenziale di Mickey (Sean Astin) de I Goonies e la personalità ansiosa di Joel Barish (Jim Carrey) in Se mi lasci ti cancello». A parte le citazioni esemplificative, Yellowbird si fa apprezzare, come confermato dagli applausi del pubblico under e over presente, per i variegati colori vivaci utilizzati con equilibrio, un umorismo non forzato ma centrato e una fattura che, pur facendo i conti con i limiti economici prefissati, non teme il confronto con le grandi produzioni Usa.

Aspetto non secondario del film è il lavoro di studio e documentazione sul mondo degli uccelli che ha alle spalle, per cui movimenti, caratterizzazioni, comportamenti e specificità sono propri degli animali in scena e non i soliti compromessi antropomorfizzanti. La stessa «improbabile» vicenda del ritorno in aereo degli uccelli sperduti a Nord prende spunto invece da un fatto realmente accaduto. Alla fine predomina comunque la storia di formazione dell’uccello giallo, orfano e insicuro, che trova il coraggio di guidare, suo malgrado e nonostante la sua diversità rispetto agli altri pennuti azzurri, raggiungendo la meta collettiva.

Altro film animato di prestigio proiettato al Sotto18 è Song of The Sea, frutto di un’ampia co-produzione europea inserita nella lista dei venti film d’animazione in competizione per l’Oscar. Il canto del mare è una fiaba delicata dai colori tenui popolata da personaggi fantastici e creature magiche che vivono tra mare e terra. Diretto dal regista nordirlandese Tomm Moore, già candidato agli Academy Awards nel 2010 per il visionario Brendan and the Secret of Kells, include fra le maestranze anche gli animatori italiani Alessandra Sorrentino e Alfredo Cassano, presenti alla proiezione.

I giovani diplomati al Centro Sperimentale di Cinematografia della sede del Piemonte, specializzata in animazione, sono stati chiamati in forze all’irlandese Cartoon Saloon Studio per collaborare alla realizzazione del film. Ispirato come il film precedente di Moore a una leggenda della tradizione irlandese, Song of the Sea è ambientato in un universo anfibio e incantato, dove vivono il piccolo Ben e la sua sorellina Saoirse, una Selkie, ovvero una creatura che vive come foca nell’acqua e come essere umano sulla terraferma. Affidati alla nonna dopo la scomparsa della madre selkie, i due piccoli e il padre devono ingaggiare una lotta contro il tempo per recuperare dal fondo degli abissi marini il mantello magico fonte di poteri, ma soprattutto di vita e amore, di Saoirse.