«Rosso è il colore di tutte le passioni, dall’amore fino all’odio. Rosso è il colore dei re e del comunismo, il colore del pericolo e della gioia», scrive sul sito Gerd Conradt, autore del libro da cui abbiamo stralciato alcune parti dell’introduzione per pubblicarle in questa pagina. Il regista originario della ex Ddr, dal 1982 ha collaborato liberamente con varie tv e tra i suoi film – che lui considera «ritratti abbozzati di personaggi e periodi storici» – citiamo Der Videopionier (1984), premiato in Canada, Fernseh-Grüsse von West nach Ost (Saluti televisivi dall’ovest verso l’est, ’85), blick.berlin.dok (2000) e il recentissimo VideoVertov presentato al Dok Lipsia nel 2012. Un primo ritratto di Holger Meins fu realizzato (da lui e Hartmut Jahn) già nel 1982: Über Holger Meins (A proposito di HM).

«Rivoluzionario proletario: nulla da perdere, tutto da guadagnare» o il filosoficamente più buddista «o fai parte del problema, o fai parte della soluzione» (dalle lettere dal carcere di HM, 1973/74) sono massime che non colpivano. Anche in Italia c’erano i movimenti politici di varie ideologie, sfociati nella lotta armata. C’erano pure esperimenti culturali rivoluzionari, all’avanguardia, in primis le radio libere. Una per tutte: Radio Alice di Bologna, chiusa a forza dalla polizia il 13 marzo 1977, due giorni dopo l’uccisione di Francesco Lo Russo. Tra i tanti libri usciti su quel periodo storico, uno ne rielabora gli aspetti teorico-filosofici-inventivi: l’ha scritto Klemens Gruber, allora studente ospite all’università di Bologna e che partecipò alla radio, oggi professore di storia del teatro e delle avanguardie a Vienna. Die zerstreute Avantgarde (L’avanguardia dissipata) è uscito in Italia per il ventesimo anniversario, nel 1997, edito da Costa Nolan sotto il titolo L’avanguardia inaudita: politica e cultura si intrecciano con la poesia di Majakovskij, il teatro crudele di Artaud e le teorie dei nuovi filosofi francesi, Deleuze e Guattari.

Non bastava però questa sublimazione della violenza e della strategia della tensione per impedire gli «anni di piombo», al pari della Germania e della Francia (basti pensare alle varie operazioni di Stay Behind). Ci fu un solo paese in cui ciò poté riuscire: l’Austria. Günter Brus, uno dei famosi quattro azionisti (gli altri sono Otto Mühl e Hermann Nitsch, nonché il defunto Rudolf Schwarzkogler) in un’intervista aveva affermato: «Con le nostre performance estreme, in cui arrivavamo a incidere sui nostri corpi quella violenza esercitata da stato e potere economico-borghese, a mio avviso, siamo riusciti a estirpare alla radice il seme di una ribellione armata». Il potenziale della cultura è altissimo e lo dimostrano altri casi, in cui si puntano contro pennelli, cineprese, obiettivi fotografici o semplicemente la penna per scrivere (oggi forse più con i social network, i tweet) e si suonano musiche contro un’istanza che si crede onnipotente.