Quando arrivano di buon mattino alla Stazione Leopolda per la loro assemblea nazionale, i 1.700 Rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza di Cgil e Uil hanno già saputo dai media che poche ore prima l’operaio edile Luca Giannecchini, 52 anni, è morto travolto dai detriti mentre stava lavorando in una dissestata strada privata in lucchesia. In giornata arriveranno le notizie di altre tre vittime: il geometra Luca Manzoni, 51 anni, schiacciato da tre quintali di travi di legno in un cantiere in Valtellina, ricordato da Maurizio Landini nel corso dell’assemblea; un altro geometra, investito da un treno di rifornimento materiali in un cantiere della Galleria del Brennero; e un operaio edile di 45 anni caduto da oltre tre metri in un cantiere a Genova Pegli. Così è rispettata l’agghiacciante media quotidiana di omicidi bianchi. Quella che porterà l’11 aprile a uno sciopero generale Cgil e Uil di quattro ore, raddoppiate per gli edili, perché non si può andare al lavoro come fosse una guerra.
Ci sono anche Pierpaolo Bombardieri e Maurizio Landini alla Leopolda. Ma i protagonisti sono i delegati alla sicurezza, che salgono uno dopo l’altro sul palco per dare conto di cosa sia diventata la quotidianità del lavoro nell’Italia di oggi, fra ritmi sempre più frenetici, mancanza di controlli, e un arroganza padronale che non disdegna le minacce, il mobbing per chi protesta, e le molestie ai danni delle lavoratrici. Modelli organizzativi d’impresa che hanno portato a più di 14mila morti negli ultimi undici anni. A più di mezzo milione di infortuni sul lavoro ed a più di 70mila malattie professionali ogni anno.
“Adesso basta!”, tuona la platea dei Rls, inviando un messaggio forte e chiaro al mondo imprenditoriale, al governo e al Parlamento. Un messaggio raccolto e amplificato dai due segretari generali di Uil e Cgil: “Siamo di fronte a un’autentica guerra civile – osserva Bombardieri – e sulla sicurezza sul lavoro non abbiamo bisogno di demagogia e propaganda, abbiamo bisogno di fatti concreti. Lo abbiamo chiesto a tutti i governi, ed anche a questo chiediamo di fare cose concrete. Ma siccome ad adesso vediamo solo risposte parziali, continuiamo la mobilitazione”. Anche perché “quando leggiamo nella proposta del governo che la patente a crediti identifica nella perdita di 20 crediti la perdita di una vita umana, per noi questo è inaccettabile. Ci vogliono sanzioni, non crediti”.
Sicurezza, ma non solo. “C’è anche bisogno di una legge sulla rappresentanza sindacale – puntualizza Bombardieri – perché noi non abbiamo problemi quando andiamo ai tavoli se ci sono 40 sigle, siamo a favore del pluralismo sindacale. Ma sentendo un vicepresidente del Consiglio che dice che i sindacati sono tutti uguali, abbiamo risposto che non è vero: non siamo tutti uguali, come voi partiti non siete tutti uguali: tu hai preso l’8% e hai due ministri, qualcuno ha il 31% e ha diversi ministri. La stessa identica cosa riguarda anche i sindacati”.
Sono temi su cui interviene anche Landini: “Sulla sicurezza non basta qualche provvedimento sparso, occorre un cambiamento che investa alle radici il nostro modo di produrre, il nostro sistema economico. Non bastano alcune norme, perché da anni tutto ciò che è stato fatto ha aumentato la precarietà, gli appalti e i subappalti, la frantumazione delle filiere”. Risultato: “Il 90% delle morti avviene negli appalti, e in gran maggioranza colpisce i lavoratori precari, favorendo al tempo stesso l’illegalità e le infiltrazioni mafiose. Proprio per questo nella nostra piattaforma uno dei temi fondamentali è dire basta alla precarietà, che è un nodo fondamentale per garantire la salute e la sicurezza sul lavoro”. E dire anche basta allo sfruttamento del lavoro dei migranti, i più deboli. “Quando dopo la tragedia di Firenze, dove fra le vittime ci sono due migranti senza permesso che lavoravano in nero, abbiamo detto al governo che bisognava cancellare la Bossi-Fini, non hanno capito il nesso. Un nesso che c’è, perché quella legge è uno strumento che viene utilizzato per favorire lavoro nero, caporalato e sfruttamento. Invece il lavoro deve essere dignitoso. E ti deve dare la possibilità di vivere, non di morire”.