Una ventina di licei parigini è stata bloccata ieri per protesta contro le espulsioni di allievi – non solo la kosovara Leonarda, ma anche l’armeno Khatchik, espulso sabato 12 ottobre – c’è stata una manifestazione da Nation a Place Saint-Augustin, senza scontri ma dispersa con i lacrimogeni. Anche in provincia i liceali sono scesi in campo. Il seguito del movimento nato sull’onda dell’indignazione del caso umano di Leonarda è pero’ incerto, visto che da domani sera iniziano le vacanze dei Santi, che dureranno fino al 4 novembre. A Parigi, il bersaglio è stato il ministro degli interni: “Khatchik in Francia, Valls in Armenia”. Per Steven Nassiri, portavoce della Fidl, organizzazione liceale, “è inammissibile che con un governo di sinistra si debbano mostrare i documenti per entrare al liceo, tutti hanno diritto all’istruzione”. Nel 2011 (presidenza Sarkozy) erano stati espulsi due liceali. Secondo i dati forniti dal Resf (Rete istruzione senza frontiere), da quando la sinistra è al potere ne sono stati espulsi già 5. L’ultimo della lista è Khatchik, 19 anni, allievo di un liceo professionale a Parigi, espulso in Armenia sabato scorso, dove al suo arrivo è stato incarcerato per qualche ora, visto che è considerato disertore non avendo fatto il servizio militare.

Oggi dovrebbe essere reso noto il risultato dell’inchiesta amministrativa sull’arresto di Leonarda Dibrani, il 9 ottobre, fermata dalla polizia mentre stava partecipando a una gita scolastica. La polemica politica non si placa, la sinistra è spaccata e il governo in forte imbarazzo. Manuel Valls, che è in Martinica, ha affermato di essere “di sinistra, perché penso che ci voglia una politica che rispetta la legge, il diritto, gli esseri umani, ma una politica senza tentennamenti e decisa in materia di flussi migratori”.

Le reazioni di una grossa fetta di socialisti all’espulsione di una allieva delle medie hanno messo in luce un forte malessere nel conflitto tra “legge” e “valori”. Ma il Ps governa, è il partito di maggioranza e avrebbe avuto tutto il tempo di cambiare le leggi che regolano l’immigrazione e il diritto d’asilo, se avesse voluto metterle in conformità con i propri valori. Ma questo non è stato fatto, non ci sono state proposte di legge neppure da parte di coloro che oggi attaccano Valls e la sua difesa della “legge e ordine”. Di qui l’arrampicarsi sui vetri del primo ministro Jean-Marc Ayrault, che ieri ha ribadito che “siamo in uno stato di diritto, ci sono delle regole, ma allo stesso tempo siamo in una Repubblica, ci sono dei valori. Ad ogni situazione, bisogna ricordare la legge e al tempo stesso bisogna applicare con la maggiore umanità possibile il rispetto delle persone”. Questo equilibrismo nello stile Hollande si è per il momento tradotto in un’assenza di reazioni di parte del presidente, preso in mezzo tra la potenza di Valls e la levata di scudi di molti deputati socialisti e di alcuni ministri, stanchi di ingoiare rospi sull’economia. Nei fatti, Valls ha modificato alcuni regolamenti, migliorando l’accoglienza delle famiglie (i bambini e i loro genitori non possono più essere rinchiusi nei contri di ritenzione) e peggiorando la situazione degli allievi (ha abolito la circolare del 2005 che in seguito all’indignazione suscitata da alcuni blitz della polizia aveva impedito gli arresti a scuola). Le espulsioni sono continuate più o meno al ritmo precedente (18.126 espulsi nei primi 8 mesi di quest’anno). Per quanto riguarda i kosovari, la Francia riconosce il nuovo stato, ma accetta rifugiati: due famiglie, residenti nello stesso centro dei Dibrani a Levier (Doubs), sono per esempio state regolarizzate. Invece, la richiesta d’asilo dei Dibrani è stata respinta da due sentenze giudiziarie e tre amministrative, tra il gennaio 2009, data dell’entrata in Francia, a oggi. Tra le ragioni di questi rifiuti successivi, la fedina penale del padre (accusato, tra l’altro, di violenze sulla moglie e le figlie). Il fascicolo Dibrani è complesso, tra diritto d’asilo per dei rom in provenienza da una paese che li reprime, diritto universale all’istruzione, difesa del diritto della donna, in questo caso in conflitto con la ricerca di non dividere le famiglie. Il padre, in un’intervista alla Reuters, ha ammesso ieri di aver mentito alle autorità francesi e affermato che i figli sono nati in Italia, non in Kosovo.

Per una nuova legge sull’immigrazione bisognerà aspettare ancora dei mesi, il governo ha paura di aprire questo fronte a pochi mesi dalle elezioni municipali e europee, con la minaccia di una crescita dell’estrema destra. Le conseguenze politiche del caso Leonarda non sono ancora finite. Secondo un ex ministro di destra, se i Dibrani tornano in Francia perché l’inchiesta amministrativa avrà messo in luce degli errori, Valls dovrà dimettersi.