Andare a prenderli. Portarli qui. Assisterli. Questa è la sola cosa da fare per non partecipare a un delitto collettivo. Ma non c’è condanna, né vergogna, per cui basta avere un po’ di fortuna per non dover assistere ogni giorno alla penosa conta dei morti: se le navi dell’operazione “Mare Nostrum” arrivano per tempo, bene, altrimenti gli annegati rimangono fantasmi e disturbano ancora meno. Ormai si rimane nel vago, oggi una decina, o decine, forse un centinaio. Proprio in queste ore, nel tratto di mare tra la Libia e le isole Pelagie (Linosa e Lampedusa).

Ma non si impressiona più nessuno, nemmeno coloro che per dovere sarebbero chiamati ad esprimere la solita commozione di rito. I politici. Dunque, non si capisce perché questo governo (come gli altri) dovrebbe farsi carico di questa immane tragedia che lascia l’opinione pubblica del tutto indifferente. La mitica società civile ha altro cui pensare. Certo, il ministro dell’Interno, per dovere, ogni giorno è costretto a sbracciarsi per farsi sentire, ma il suo è un pensiero che ha il respiro di una conferenza stampa che non interessa nessuno.

Rassicura i sindaci siciliani, promette risorse per l’accoglienza, ipotizza piani per gestire l’emergenza, come se la sistemazione dignitosa dei migranti (quasi tutti profughi) non fosse un “problema” che andava gestito e risolto per tempo, mesi fa, distribuendoli su tutto il territorio nazionale. Di più non può. Ma soprattutto ce l’ha sempre con l’Europa Angelino Alfano, e ha pure ragione. Nessuno lo ascolta. Lo lascia solo anche il governo, soprattutto il suo pettoruto presidente del Consiglio Matteo Renzi, che non ha mai sprecato una parola per quella che viene derubricata come “la tragedia dell’immigrazione”. Prima o poi dirà la sua, magari quando altre decine (o centinaia) di corpi giaceranno sul molo di qualche porto nostrano.

Ma non è questo il caso. L’altro giorno i corpi recuperati sono stati “solo” dieci. Routine. Anche se il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini, la stessa persona che il Pd voleva candidare in Europa prima di rimangiarsi la parola data, è stata la prima a riportare le testimonianze dei sopravvissuti che restituiscono alla cronaca i contorni dell’ennesima strage nel mediterraneo. I morti sono più di dieci. Molti di più.

Questi i fatti. Nell’ambito dell’operazione “Mare Nostrum”, una unità della marina ha trovato in mare, a 105 miglia da Lampedusa, 39 naufraghi alla deriva su un gommone, e successivamente, 12 miglia più a sud, una nave mercantile ha raccolto un uomo solo (due dei naufraghi erano gravemente ustionati e per soccorrerli è stato necessario utilizzare un elicottero). Dalle loro testimonianze – come riportato da Nicolini e confermato dalla marina militare italiana – i gommoni rovesciati sarebbero due, e su ognuno si sarebbero imbarcate circa 80-90 persone. Quindi, nella peggiore delle ipotesi, nel pomeriggio di venerdì sono morte 140 persone, nella migliore gli scomparsi sono 120.

Non c’è lutto nazionale, non c’è nulla. C’è solo Angelino Alfano che dichiara tutto e il contrario di tutto, senza timore di contraddirsi. Prima ha detto “siamo qui per trovare soluzioni concrete e immediate, la nostra priorità è dare accoglienza e salvare vite”, poi ha ribadito che l’operazione “Mare Nostrum” non può durare all’infinito, anzi ha minacciato di sospenderla, anche se oggi tirare i remi in barca significa condannare a morte centinaia e centinaia di persone.

“Il mediterraneo è una frontiera europea – ha spiegato – e noi salviamo le vite di chi vuole andare in Europa non di chi vuole venire a Pozzallo o a Ragusa, e quindi o l’Europa si fa carico di una operazione di ricerca dei possibili naufraghi oppure la mia proposta sarà di non proseguire l’operazione “Mare Nostrum”. Ha alzato la voce, e deve essere questo il tono che l’Italia cercherà di assumere durante il semestre europeo per chiedere aiuto (cioè soldi) all’Europa: “L’Italia non può più farsi carico del disastro creato in Libia dagli altri paesi occidentali, questo disastro non può essere più solo in carico agli italiani”.

Vero è che la stragrande maggioranza dei migranti che riescono a sbarcare non ha alcuna intenzione di fermarsi in Italia. Probabilmente sarà così anche per gli ultimissimi arrivati. La notte scorsa, circa 260 persone, quasi tutti eritrei, sono arrivate nel porto di Catania su un mercantile battente bandiera di Antigua e Barbuda. Ieri mattina, invece, due motovedette della Guardia costiera hanno salvato 281 siriani che erano a bordo di un peschereccio lungo circa venti metri. Altri 700 migranti raccolti in mare nei giorni scorsi oggi arriveranno nel porto di Palermo.