La destra xenofoba è un’emergenza conclamata in Germania. I riflettori negli uffici di Friedrichstrasse 62-80 – la sede del Verfassungsschutz (che si preoccupa della difesa dei principi costituzionali) al ministero degli interni del Nordrhein-Westfalen – sono puntati in particolare sul fenomeno del «turbo-nazismo».

È il Land al confine con Belgio e Olanda, il più popoloso con 18 milioni di residenti, ma anche una delle ultime roccaforti della Spd che governa insieme ai Verdi. L’intelligence si è concentrata sugli episodi che riguardano “assalti” alle strutture che ospitano rifugiati e migranti: 22 sono stati particolarmente violenti, ma soprattutto il 66% dei responsabili sospettati non compare negli archivi di polizia.

«C’è un nuovo profilo di estremista di destra: gente che si radicalizza in modo molto più veloce, saltando dalla soglia dell’ideologia direttamente all’azione violenta senza alcuna transizione» dichiara il ministro dell’Interno Ralf Jäger illustrando il rapporto, «È anche particolarmente difficile riconoscere questo fenomeno di turbo-estremismo che eccede le caratteristiche dei tradizionali gruppi neo-nazisti, xenofobi e razzisti».

Nel 2015 in tutta la Germania sono stati censiti 13.846 “attacchi” di matrice estremista di destra rispetto ai 10.541 dell’anno precedente. Ma sono, di fatto, raddoppiati gli episodi di violenza (921) e di stampo xenofobo (4.183). Sempre secondo il ministero degli interni federale, i casi di reati con una matrice di ultra-destra razzista e violenta sono passati da 316 a 612.
Ma nel Land Nordrhein-Westfalen lo scenario appare ancor più drammatico. Tanto da suggerire un vero e proprio focus sui 222 rapporti dedicati ai crimini (incitamento all’odio razziale, ma anche danni materiali) commessi intorno alle case dei migranti. Sintomatico quello del 4 ottobre 2015 con l’incendio dell’Asylheim ad Altena, nel Sauerland, con sette rifugiati all’interno: due gli arrestati in attesa di processo.

Anche così è affiorata la sigla Oss, Old School Society, dalla vocazione terroristica neonazista come testimoniano le azioni in Sassonia
Tuttavia inquieta di più lo “spontaneismo”: spesso gli investigatori non hanno verificato «alcun controllo centrale di questi attacchi xenofobi da parte delle organizzazioni di estrema destra». L’accoltellamento di Henriette Reker, poi eletta sindaco di Colonia, testimonia proprio l’improvviso e incontrollato “turbo-estremismo di destra”. E nel rapporto dell’agenzia di intelligence di Düsseldorf si certifica la nuova tendenza: «Le campagne disumane contro i rifugiati da parte dell’estrema destra hanno contribuito ad un abbrutimento del clima politico. Il numero e la gravità degli attacchi contro le case dei rifugiati sono estremamente preoccupanti».

Così Thomas Mücke, presidente del programma Prevention Network, può tratteggiare il fenomeno che riguarda l’intera Germania: «C’è una sorta di hardcore sulla scena di estrema destra, che è politicamente attivo e viene alimentato insieme a certe sottoculture, come gli skinhead, per effettuare crimini violenti come prova di appartenenza ad un gruppo di pari».
Intorno all’emergenza rifugiati si accende la miccia del radicalismo che sfugge ai controlli e agli archivi di polizia: «C’è una sorta di latente estremismo di destra, che non necessariamente si manifesta proprio perché non si organizza. Ma diventa visibile solo in determinate crisi sociali. Si registra la stessa tendenza sociale nella crescita dei partiti populisti come Afd o di estrema destra come il Npd».

Intanto fa scalpore l’eco del documentario “Il terrore di destra, la nuova minaccia” prodotto dall’emittente pubblica regionale Südwestrundfunk di Stoccarda. Racconta la storia del neonazista Thomas, 22 anni, arrestato nel 2009 in possesso di pistola, fucile d’assalto e 22 chili di materiale chimico utile a costruire una bomba.

Potenziale bersaglio la città di Friburgo, ma al processo nel 2012 ha esibito il regolare porto d’armi e l’iscrizione al club della caccia che consentivano le armi.
Ecco: il “turbo-nazismo” legalmente armato è l’altro inquietante problema in Germania. La verifica da parte delle agenzie regionali del Verfassungsschutz spalanca più di una falla nella burocrazia, in particolare in Sassonia dove a 25 noti criminali di estrema destra è stato concesso il porto d’armi nel 2015 mentre soltanto a tre è stato ritirato.

Il governo minimizza per bocca di Emily Haber, sottosegretario all’interno: «La Germania ha una delle leggi più severe in materia in tutto il mondo». Replica Hans Vorländer, politologo dell’Università di Dresda esperto di estremismo di destra: «Naturalmente se qualcuno vuole davvero un’arma, riesce a ottenerla. Ma non vi è un processo rigoroso per il rilascio della licenza. E se ci sono evidenze di appartenenza ai circoli neonazisti o estremisti di destra, le autorità dovrebbero negare l’autorizzazione. Invece, sembra che siano state un po’… distratte. Quindi sì, direi proprio che questo è un fallimento».

E proprio in questi giorni, a Monaco, la questione torna in primo piano. Spunta l’ombra dei servizi segreti al processo che vede alla sbarra Beate Zschäpe, 38 anni, unica superstite della cellula neonazista Nationalsozialistischer Untergrund (Nsu). Fra il 1997 e il 2011 responsabile degli “omicidi del kebab” (otto turchi, un greco e una poliziotta) e delle esplosioni a Colonia.
La pistola Ceska 7.65 sarebbe stata fornita dal Npd, il partito di estrema destra. Ma soprattutto fa specie la “rete” di 126 simpatizzanti disposti ad aiutare i neonazisti, insieme alla complicità degli 007 “deviati” di Berlino con i militanti di quella che è stata ribattezzata Braune Armee Fraktion.

Ora la Germania è costretta a guardarsi allo specchio senza più giustificazioni. L’ultimo “censimento” dell’estremismo di destra nei 16 Land contabilizza oltre 21 mila persone, ma soprattutto la metà “orientata” a mettere in pratica l’ideologia con la violenza. Sono, invece, poco più di un migliaio gli “islamisti radicali” attenzionati dalle forze dell’ordine…