Diversi decenni fa, quando la scuola era, nel bene e nel male, cosa assai diversa da quella di ora, un fatto era ben in evidenza: le date sono importanti. Ci fanno intuire un prima e un dopo nelle cose, ci aiutano a mettere le cose in prospettiva. Oggi viviamo in una sorta di artefatta sincronicità assoluta, in cui tutto sembra essere contemporaneo, e dunque nulla può essere ordinato a formare, cartesianamente, idee «chiare e distinte». La premessa per dire quanto le date possano aiutare negli approcci più diversi. Ad esempio quello alle note popular. Ricordare ad esempio che l’immenso Leonard Cohen era nato nel 1934, dunque una decina d’anni prima della generazione dei rocker oggi considerati «classici», ci fa capire parecchie cose. Innanzitutto che con Cohen si rovescia la regola per cui prima si imbraccia una chitarra o si mettono le mani su una tastiera, poi si diventa (o tenta di diventare) poeti o scrittori. Cohen prima di essere il songwriter smisurato di Suzanne è stato poeta, anglofono nato in Quebec in una comunità francofona, laureato in lettere, più vicino cronologicamente alla beat generation che a quella del rock. Anche se in quel mondo c’è finito mani e piedi e testa, e convintamente. Sta di fatto che la prima raccolta di versi pubblicata, Let Us Compare Mythologies, assai influenzata dai grandi poeti romantici inglesi Cohen la «lavora» tra i quindici e i vent’anni: dunque tra il ’49 e il ’54: quando il rock era ancora «rock’n’roll», versione sbiancata di musica molto «black». Sono i primi elementi che sbalzano fuori da Leonard Cohen prima di Leonard Cohen (Zona Music Books) il primo libro, in Italia, ad essere dedicato al puro versante poetico dell’elegante songwriter dalla «golden voice», fino al 1964: l’anno in cui scoppia la rivolta all’università di Berkeley, e il mondo cambia per sempre. Ne è opera un giovane italianista di talento, Andrea Ghiazza, che ha il dono di una lingua tornita e dal lessico ampio, senza appesantimenti accademici. Un libro prezioso, documentato, che scava a fondo senza sfiorare mai la pedanteria. Cohen come non lo avete mai approfondito.