La trasversalità musicale di Franco Battiato è molto più di un proverbio. Dalla sua scomparsa, avvenuta lo scorso maggio, sono stati molti gli omaggi che gli sono stati tributati. La maggior parte di questi però trattavano l’aspetto più «cheap». Eppure, Battiato nella sua lunga carriera non ha mai smesso di essere uno sperimentatore, soprattutto di forme. Perché bene o male il suo linguaggio è rimasto pressoché invariato, pur giocandovi filosoficamente con ironia. In particolar modo dagli anni ’90, raccogliendo il successo del decennio precedente. Invece, il primo spicchio della fine degli anni ’70 furono un tormento. Album come Foetus, Pollution, Clic avevano raccolto intorno a sé sia consensi critici sia un manipolo di affezionati, ma il grande pubblico si era tenuto alla larga. Nel ’78 con la pubblicazione del pure premiato L’Egitto prima delle sabbie avvenne per Battiato il cambio di rotta. I due lunghi brani, l’omonimo del titolo e Sud Afternoon, ascoltati oggi sia nelle versioni originali per uno e due pianoforti, allora suonati dal duo Ballista – Canino, e ora recuperati dai nastri di un concerto del 2009 ed eseguiti da Boccadoro e Rebaudengo sono quel pendolo mistico dimenticato del suo progredir in musica.