Nessuno come Lelio Luttazzi ha saputo rappresentare con orgoglio tutto triestino l’essere musicista elegante e di rara cortesia. A 100 anni dalla nascita sono state messe in campo una serie di iniziative fra cui un disco curato da Nico Gori, Oltre il blu (Parco della Musica) e il libro Una storia d’amore e di lucida follia (Santelli editore) scritto dalla moglie Rossana Moretti che è poi la fondatrice della Fondazione Luttazzi. Anche un tributo che si è tenuto presso l’Auditorium Parco della Musica con la partecipazione di diversi ospiti.
Ciò che colpisce di Luttazzi è quella sua naturale leggerezza nell’essere portatore di musica. Egli che nasceva pianista, porta con sé quel tocco che lo contraddistingue, fatto di una delicatezza sonora e di un racconto che è tutto nelle sue dita. Sarà che la sua vita non è stata certamente fortunata. Sarà che Luttazzi lascia Prosecco, frazione del comune di Trieste, e va incontro a un mondo che gli si aprirà come un grande carosello. Nato nel capoluogo friulano il 27 aprile 1923 perde presto il padre e quindi segue la madre a Prosecco dove inizia a comprendere che il pianoforte è lo strumento adatto a lui. È il tempo della guerra e Radio Trieste lo attira come pianista provetto. Fa di tutto nell’emittente ma quello che gli interessa maggiormente è suonare. Scrive canzoni perché comprende che anche quel modo di fare musica è importante. Finché la leggenda narra non viene scoperto dal cantante Ernesto Bonino che gli commissiona la sua prima canzone di successo, Il giovanotto matto, che viene subito incisa ma del 78 giri si sono perse le tracce. Questo successo inaspettato gli dà la forza di trasferirsi a Milano perché sa che è lì che può aspirare a vivere di musica. E l’arrivo a Milano effettivamente gli permetterà di sviluppare tutto il suo buon gusto musicale.

DA MILANO A ROMA
C’è un giovane cantante a Milano che con una certa disponibilità economica decide di aprire una etichetta discografica che avrà come sontuoso nome CGD ovverosia Compagnia Generale del Disco. Il giovane imprenditore è Teddy Reno. Nel giro di pochissimo tempo la sua diventa una vera e propria scuderia di voci della musica leggera italiana. Ha bisogno di aiuto e gli arriva voce che un giovane dinoccolato pianista che viene da Trieste è in cerca di lavoro. Si incontrano insieme al vicentino Gianni Ferrio, violinista di prim’ordine, e nasce definitivamente la CGD. Lavorano con ritmi forsennati, producono tanti 78 giri non di rado trasmessi dall’emittente di stato, Eiar per la quale spesso lavorano. Anzi Luttazzi fa di più, diventa direttore della nascente orchestra d’archi ritmica. Quello che sviluppa in questo periodo è la mano di arrangiatore, diventa bravissimo e velocissimo. Con l’amico Ferrio avrà modo di scrivere tanti arrangiamenti e di suonare al pianoforte, dirigendo spesso l’orchestra sia per le sessioni discografiche che per quelle radiofoniche. Purtroppo del periodo torinese, dove l’Eiar aveva la sede, non vi sono molti documenti ma è certo che l’esperienza gli varrà l’accesso diretto a Roma dove nel frattempo l’emittente si è trasferita con il nome di Rai. Non si perde un programma, è attivissimo e gli piace molto essere pianista conduttore. Accompagna molti cantanti e incide a suo nome diversi dischi. Le sue voci preferite sono quella dell’adorabile Jula De Palma e quella di Fausto Cigliano. Ma è con De Palma che produce discograficamente le cose migliori come l’album Jula de Palma in Jazz (Columbia) o Strettamente confidenziale (Columbia) che contiene la sua Mia vecchia Broadway e il tema di Nino Rota Valzer di Natascia.
A Roma Luttazzi prende contatti con il teatro di rivista e approda a una delle produzioni di Garinei e Giovannini per poi diventare il compositore di punta delle produzioni di Scarnicci e Tarabusi che erano i diretti concorrenti del magico mondo di G e G. Le commedie musicali per le quali scrive le musiche sono Passo doppio, Campione senza volere, Il diplomatico e il capolavoro Uno scandalo per Lily con Ugo Tognazzi e Lauretta Masiero. Insomma Luttazzi sta diventando sempre più consapevole della sua maestria come pianista e compositore. Non mancano le incursioni nel mondo della musica leggera e scrive, ad esempio, per Mina Una zebra a pois. Ma quello che renderà a Luttazzi l’immagine «Luttazzi» è lo spazio televisivo che lui per primo aprirà come un conquistatore della luna, ovvero del pubblico. Infatti per una felice intuizione di Antonello Falqui un piccolo esperimento è quello che va in onda dal 26 settembre al 17 ottobre 1964 quando pone Luttazzi alla conduzione di Teatro 10 , spettacolo che si frappone fra le due edizioni di Studio Uno.

HIT PARADE
Il 13 febbraio 1965 dopo la sigla scritta da Bruno Canfora La notte è piccola per noi cantata dalle gemelle Kessler, esordisce il nuovo cast che il regista ha scelto dopo aver già esperito due edizioni con conduttori come Walter Chiari e Mina, lanciando in pista proprio Luttazzi. È un esordio incredibile, Luttazzi, spesso al fianco di Mina, crea una complicità talmente elegante da incantare gli spettatori. La sua gentile presenza, l’ironia e soprattutto quella duttilità nel passare dalla conduzione, al cantare una canzone o a suonare il pianoforte lo eleggono in breve tempo come il vero amico di famiglia; diventa lo «zio Lelio». Per 12 puntate fino al primo maggio il successo è incondizionato tanto che Falqui non esita a ripetere la coppia nell’anno successivo con 20 puntate della trasmissione che va in onda dal 12 febbraio al 26 giugno. Luttazzi è quindi il vero anchorman della televisione italiana. E convince tutti. Va in giro d’estate sulle sue lussuose automobili, si alterna a presentare serate nei locali, a suonare e a cantare. Insomma è diventato famosissimo. Eros Macchi altro grande regista del varietà televisivo, lo vuole assieme a Sylvie Vartan alla conduzione di Doppia coppia che va in onda dall’8 marzo al 26 aprile 1969 per un totale di 7 puntate.
Non solo televisione ma anche radio dove Hit Parade diventa un vero simbolo degli anni Sessanta. La trasmissione condotta da Luttazzi che con il suo piglio presenta le novità discografiche, inizia nel 1967 e si concluderà dopo diversi anni e traversie personali nel 1976. Dal suo modello tutte le altre trasmissioni simili avranno un punto di riferimento. Ma Luttazzi curioso come era si interessa anche di cinema, componendo diverse partiture per film come Souvenir d’Italie, Risate di gioia, Totò lascia o raddoppia?, L’ombrellone; e avrà anche il tempo di dirigere L’illazione dove mette in gioco tutto l’amaro lasciatogli dalle traversie processuali per il caso che lo coinvolse con Walter Chiari. Negli anni poi decide di scomparire, si ritira in provincia di Roma e lascia che il tempo passi. Scrive L’erotismo di Oberdan Bacirio (postumo) e Operazione Montecristo dove riprende ancora una volta l’oscuro periodo del carcere. Ritorna in auge negli anni Duemila, complice Ma tu chi sei? scritta per Mina; viene rivalutata tutta la sua opera, vengono ristampati alcuni lp importanti e soprattutto ritorna ad esibirsi con il suo amato trio. Torna a Trieste dove si spegne l’8 luglio 2010. Di Luttazzi manca la estrema gentilezza di un uomo pieno di vita e di eleganza, doti rare di questi tempi.