La legge di stabilità arriverà oggi sul tavolo del consiglio dei ministri, e finalmente potremo avere cifre certe. Ma ieri, come è prevedibile, sono circolate bozze e indiscrezioni, puntualmente smentite dal governo, con una nota del Tesoro e una dichiarazione del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini. L’esecutivo definisce «infondate» le cifre circolate, e chiede di aspettare il testo ufficiale che uscirà da Palazzo Chigi. Detto questo, quanto anticipato ieri preoccupa parecchio, perché si prevedono (o si prevederebbero, per essere più corretti), tagli violenti al welfare.

La manovra varrebbe 12 miliardi. Maxi taglio alla sanità, pare di oltre 4 miliardi di euro in tre anni, senza contare l’incognita dei ticket, per i quali si aspettava una copertura di 2 miliardi per il 2014 e di cui nella bozza non c’è traccia. Quindi il danno supererebbe complessivamente i 6 miliardi. Ecco il dettaglio dei 4 miliardi: taglio diretto alla spesa sanitaria di 2,65 miliardi, più 660 milioni al tetto per la spesa dei farmaci e altri 840 milioni su quella ospedaliera. Il totale è di 4,15 miliardi dal 2014 al 2016.

I governatori, sia di centro destra che di centro sinistra, si sono detti «molto preoccupati». Lo stesso ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ieri ha cercato di rassicurare, affermando che «si troverà una soluzione equa», ma certo che si scenda da 4,15 miliardi (anzi 6,15, contando i 2 miliardi non stanziati dei ticket) fino a zero, pare una pia illusione.

Duro colpo anche al lavoro pubblico. Vengono congelati gli aumenti di stipendio per tutto il 2014 (e sono bloccati già dal 2010). Cambiano le regole per il tfr, che verrà erogato in due tranches anziché una sola per gli importi superiori ai 50 mila euro lordi (prima la soglia era di 90 mila), vengono tagliati del 10% gli straordinari (anche ai dipendenti di Palazzo Chigi).

Cambia la tassa sulla casa: fa il suo ingresso in scena la Trise, che assorbe Imu e Tares (rifiuti), contenendo quindi una parte patrimoniale (che potrà essere scontata dai sindaci) e una di servizi. ovvero rifiuti (Tari), illuminazione e trasporti (Tasi). La pagheranno insieme proprietario e inquilino, ma quest’ultimo in una quota minore (e relativa solo ai servizi).

Allentato il patto di stabilità per i Comuni, per una cifra pari a 2 miliardi, ma viene inserito un tetto di 1 miliardo alle spese delle Regioni.

Tasse sul lavoro: Il governo pensa di tagliare il cuneo fiscale per una cifra pari a 5 miliardi di euro, ma sindacati e imprese chiedono di più. Susanna Camusso (Cgil) dice che servirebbe «ben di più» e chiede che le risorse si trovino aumentando l’aliquota sulle rendite finanziarie e la tassazione sui bot; Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, quantifica in «almeno 10 miliardi» la cifra necessaria. Sulla stessa linea la Cisl e la Uil. Dall’altro lato, la legge prevederebbe sgravi Irap, in forma di deduzioni, sui neo assunti fino a 15 mila euro l’anno per ogni dipendente.

Una fonte di risorse sarà l’innalzamento della tassazione sulle rendite finanziarie, che passerà dal 20% al 22%. Confcommercio ha avanzato un appello invece sull’Iva, chiedendo di non introdurre una quarta aliquota tra quelle attuali del 4% e del 10%.

Altre risorse si otterrebbero dal congelamento delle pensioni sopra i 3 mila euro, non indicizzate per i prossimi tre anni. Anche quelle inferiori, a partire dai 1.500 euro, avranno una rivalutazione automatica inferiore rispetto a oggi. Verranno rivalutate del 100% solo quelle inferiori ai 1500 euro; del 90% quelle fino a 2 mila euro; del 75% quelle fino a 2500. Per quelle fino ai 3 mila euro la rivalutazione sarà del 50%, e oltre tale soglia verranno bloccate. Viene chiesto anche un contributo alle «pensioni d’oro» (oltre i 100 mila euro annui): il contributo sarebbe del 5% per la parte eccedente i 100 mila euro fino 150 mila, del 10% oltre i 150 mila,l e del 15% oltre i 200 mila.

Altri stanziamenti previsti: il rifinanziamento della cig in deroga (solo 600 milioni, però, invece del miliardo richiesto); il fondo non autosufficienti e Sla (280 milioni per il 2014); 150 milioni per l’università (per il 2014); 250 milioni, sempre per il 2014, per la social card, estesa anche agli stranieri regolari; 120 milioni in tre anni per l’editoria.