In piazza della Loggia bandiere rosse e Bella ciao hanno accolto il nuovo sindaco Emilio Del Bono. Il centrosinistra ha riconquistato un feudo storico. In Lombardia Pdl e Lega perdono tutti i ballottaggi. Ma a vincere ovunque è l’astensione.

La vittoria di Del Bono era prevista. Anche se al primo turno aveva solo 50 voti in più del sindaco uscente (entrambi avevano ottenuto il 38%), era piuttosto chiaro che gli elettori delle due liste civiche che avevano raccolto poco più del 6% ciascuna non avrebbero votato per Paroli, così come gli elettori del Movimento Cinque stelle fermo poco sotto il 7%. Quando si è capito che l’astensione già altissima quindici giorni fa (67,24% dei votanti) era ulteriormente aumentata (60%), è stato chiaro che Paroli non avrebbe potuto recuperare. Del Bono ha vinto con il 56,5% contro il 43,4% di Paroli. Del Bono, rispetto al primo turno, ha ottenuto 12 mila voti in più, mentre Paroli ne ha ottenuti solo 2 mila in più. Ma il nuovo sindaco è stato eletto da meno di 50 mila bresciani. Non a caso ha subito chiarito: “Spero di poter essere il sindaco di tutta la città, spero che si possa ricostruire una serenità di rapporti anche con gli ex amministratori”.

Per quanto riguarda la nuova giunta la squadra è già in gran parte pubblica. Vicesindaco sarà Laura Castelletti (leader della lista civica Brescia che Passione) e fra gli assessori ci sarà anche Marco Fenaroli sostenuto da Sel: “La vittoria è arrivata grazie ai due punti forti del programma: ambiente e welfare”, ha detto Fenaroli. Mentre il neo sindaco ha spiegato: “Brescia aveva voglia di cambiare”.

Cinque anni fa Paroli aveva battuto proprio del Bono addirittura al primo turno ma l’affluenza superò l’80%. Si votava in contemporanea con le politiche del 2008 stravinte da Berlusconi. Adesso neppure il contestatissimo comizio del Cavaliere in piazza della Loggia è riuscito a rimontare lo svantaggio accumulato dall’amministrazione uscente. Paroli in questi cinque anni è stato quasi sempre a Roma a fare il parlamentare. Una lontananza giudicata imperdonabile proprio quando Brescia si è trovata ad affrontare la crisi. Il sogno berlusconiano è andato in frantumi, mentre la Lega è stata travolta dagli scandali e dalla faida tra Bossi e Maroni, che dopo la sconfitta a Brescia e Treviso sarà ancora più distruttiva per il Carroccio.

A Brescia, dunque, si misura la crisi nel profondo nord del centrodestra. Il centrosinistra si riprende una città che dal 1994 al 2008 aveva sempre governato e che è un simbolo per il mondo del lavoro e del sindacato. Ma Pd e Sel non hanno aumentato il loro consenso. Mentre Pdl e Lega sono crollati colpiti dall’astensionismo.

Dopo Sondrio, conquistata al primo turno, il centrosinistra ieri ha vinto anche a Lodi. Simona Uggetti ha staccato di 7 punti Giuliana Cominetti, sostenuta da Lega e Pdl. Rispetto al primo turno la candidata delle destre è riuscita a raccogliere qualche consenso in più (900 voti), ma in sostanza non c’è stata partita. Il centrosinistra ha vinto in tutti i comuni: a Cinisello Balsamo, Bareggio, Bresso, Gorgonzola, Carate Brianza, Seveso. Ma l’astensione rispetto al primo turno, quando segnava già un clamoroso +18%, è aumentata di altri 10 punti: i votanti sono scesi dal 61,77% al 51,23%. Sono dati pesantissimi, specialmente in una regione molto popolata che ha sempre vantato alte percentuali di partecipazione al voto. Il centrosinistra non può farsi illusioni ed adagiarsi su un buon risultato che presto potrebbe rivelarsi una vittoria di Pirro. Sarà da questo bacino di milioni di astensionisti profondamente delusi che emergerà la prossima sorpresa politica. Soprattutto al nord. Qui nacque il berlusconismo e il leghismo. E in questo senso non è buon segno che neppure il Movimento Cinque Stelle sia riuscito ad intercettare una disaffezione che presto potrebbe diventare dirompente.