Gli effetti dell’infatuazione per Cristiano Ronaldo non hanno tardato a manifestarsi in casa Juventus. A cominciare dallo stile, che fondato su sobrietà e rifiuto dell’eccesso è stato decantato nel tempo come tratto distintivo della società torinese. Senonché, all’allenamento di esordio da neo-calciatore juventino, è mancato solo che il “fenomeno” venisse calato sul campo di gioco da un elicottero, sulla scia di un grossolano evento di berlusconiana memoria. Esteriorità a parte, l’effetto Ronaldo si è ripercosso in modo essenziale nell’ambito dell’organico di squadra. Higuain, tre anni più giovane del portoghese, è stato dirottato al Milan e in difesa Caldara (24 anni e nel giro della nazionale) scambiato col cavallo di ritorno Bonucci. Grazie a queste operazioni la Juventus è intervenuta in soccorso del Milan, società in totale ricostruzione e sotto i riflettori per i travagli di tipo finanziario che ha dovuto affrontare. Le vittorie bianconere in campionato e coppa Italia sono ormai di routine, però anche i cicli vincenti vanno a chiudersi.

Ci si aspettava un rinnovamento della rosa con elementi giovani e magari di passaporto italiano. Così lasciavano intendere i massimi responsabili del club. E invece, ricomposto lo zoccolo duro difensivo, si riparte per il decimo anno con l’ineffabile BBC (Barzagli, Bonucci, Chiellini), logoro forse, ma garantito. Alla faccia del nuovo che… non avanza. Certo, puntando senza indugi alla Champions, è apparso opportuno affidarsi a giocatori esperti, di spessore, sia in attacco che in difesa. E chi c’era, disponibile, meglio di CR7 e Bonucci, pur dovendo barattare qualche giovane di prospettive? Con loro, finalmente, si è giunti alla svolta decisiva, quella che impone la conquista della principale coppa in palio: nel 2019, con Ronaldo già 34enne e Bonucci a ruota (elevati frettolosamente a demiurghi della causa), o mai più. Non vincendola, gli ideatori dell’architettura di mercato e della generale strategia societaria finirebbero ingloriosamente all’angolo.

Né più né meno che una scommessa. La Juventus peraltro ha sfidato la piazza bianconera nel riprendersi il centrale: andato via sbattendo la porta e subito con la fascia di capitano nella squadra cui era appena arrivato, è stato ininterrottamente fischiato nelle tre partite (perse) da milanista. Aspettiamone l’accoglienza. La Champions, fortemente desiderata, è un’ossessione: qualcosa che si vorrebbe avere e ancora non si raggiunge. Un’ossessione che può annebbiare il senno anche dei più avveduti, dei più forti… in Italia, però.