«Addio Silvio», scrive l’Economist del 10 agosto: «Essendo stato finalmente condannato per un delitto, Silvio Berlusconi deve uscire definitivamente dalla vita politica italiana, ma, nonostante la condanna in via definitiva, Berlusconi si dibatte, cerca ancora di farla franca (Addio Silvio)». Va contrastato. Se l’Italia vuole risollevarsi, vuole riacquistare dignità, deve essere messo definitivamente da parte.
Il suo partito, il Pdl, sostiene il governo Letta e chiede che al suo leader sia riservato “uno trattamento speciale” rispetto a quello riservato ai cittadini comuni, altrimenti farà cadere il governo. «Tattica tipica di chi questo settimanale ha giudicato unfit di fare politica e tanto meno di governare l’Italia. Ma non è questa la sola ragione per la quale noi pensiamo che Berlusconi debba risentire il pieno vigore della legge, inclusa l’immediata interdizione dai pubblici uffici». Gli italiani hanno perduto ogni fiducia negli uomini politici. Il primo passo per ripristinarla è quello di mostrare con intransigenza che la legge è uguale per tutti.
Berlusconi è stato condannato per frode fiscale. Un’amnistia del 2006 gli ha condonato 3 anni di reclusione. Ne rimane uno ma egli, che ha 76 anni, non andrà in carcere. Si dice perseguitato dalle toghe rosse, ma la ragione per la quale ha passato molto tempo nei tribunali è perché è stato imputato di vari reati che egli ha cercato di eliminare uno ad uno come si eliminano i fili di pasta in “un piatto di vermicelli”. E’ stato processato una dozzina di volte. Sei imputazioni eliminate per prescrizione. Due perché ha cambiato le leggi in corso di giudizio. L’ultima condanna in primo grado a sette anni di reclusione e interdizione perpetua dai pubblici uffici per prostituzione di una ragazza di 17 anni.
Secondo l’Economist, occorre un nuovo governo, anche se Letta sta cercando di fare ciò che può. Le necessarie riforme possono intervenire solo con un governo che sia reale espressione del popolo sovrano. «Mr Berlusconi non può contribuire a ridare dignità alla politica. Da presidente del Consiglio ha messo sempre i suoi interessi avanti a quelli della Repubblica». Deve definitivamente uscire di scena. L’Economist dedica un ulteriore intero articolo al conflitto di interessi (Cronies and capitols). L’esempio chiaro del business skill privatizzato(di una capacità imprenditoriale privatizzata), dell’uomo politico che governa in conflitto di interesse a suo personale vantaggio.
In un altro articolo tratta del video-messaggio successivo alla condanna: «Is this Italy we love? Is this the Italy we want?» («L’Italia giusta v. political expediency»). Berlusconi si dice innocente dopo una condanna passata in giudicato, dopo tre gradi di giudizio, e gli uomini del suo partito stanno dalla sua parte e invocano grazia immediata al capo dello Stato che saggiamente non la concede: sarebbe la distruzione dello Stato di diritto. Nel video-messaggio Berlusconi chiede ai suoi seguaci di «continuare a lottare per la libertà». Non mostra «la minima contrizione», esprime solo «fury contro i giudici» che lo hanno condannato a una pena che egli probabilmente sconterà – se mai la sconterà – nei suoi lussuosi appartamenti, dai quali continuerà a guidare la politica italiana per fare i propri interessi. Solo l’umiliazione di essere stato condannato in via definitiva e di essere sorvegliato da un giudice di sorveglianza, da un odiato giudice.