«Eccezione culturale» è un modo gergale per parlare di un argomento cruciale: non equiparare la produzione culturale alle merci scambiate nel mercato. E quanto è importante, visto che altrimenti il villaggio globale diventerebbe –per evidenti rapporti di forza- un mercato unico ad egemonia statunitense, con gli Usa interpretati non da Altman o Spielberg bensì dagli innumerevoli b-movie che inondano sale e televisioni. Il tema torna di stretta attualità. Lo è stato già in passato sotto vari acronimi (Wto, Acta, etc). Il prossimo 14 giugno il Parlamento europeo riunito a Strasburgo darà alla Commissione dell’Unione le linee direttrici per il negoziato...