«Devo tutto a François. Non soltanto mi ha trasmesso il suo amore per il cinema, ma mi ha fatto dono del più bel mestiere del mondo: mi ha reso attore». Jean-Pierre Léaud, l’Antoine Doinel dell’intensa saga cinematografica 1959-79 di François Truffaut (Les quatre cents coups, Antoine et Colette, Baisers volés, Domicile conjugale, L’amour en fuite), l’Alphonse di La nuit américaine (Oscar 1973), non ha mai rilasciato interviste, a parte un paio di volte, per botte-risposte coatte. Di slancio striminzito nella miriade di testimonianze raccolte dopo la morte del regista sui Cahiers du cinéma nel numero speciale del dicembre 1984 (Le...