Un oggetto mutante, stridente, che plana a volo radente sul cinema italiano. Un oggetto filmico che dichiara un’estraneità radicale nei confronti del cinema italiano contemporaneo. Che rischia e si mette in gioco. E rischia con un tale candore stupefatto, nel quale persino le inevitabili incrostazioni snob sono dichiarate come parte integrante di un gioco pericoloso, situato sul crinale di un autocompiacimento che è anche un provocatorio autodafé. Un gioco che ingaggia un furioso corpo a corpo con lo sguardo dello spettatore. Tratto dall’omonimo libro di Aldo Nove, La vita oscena di De Maria è un esempio classico di ciò che...