Sceglie il western come formula letteraria per il suo ultimo romanzo Matteo Righetto, scrittore padovano ora passato a Mondadori, diventato un piccolo caso letterario con il nuovo libro tradotto in una decina di paesi prima ancora che uscisse in Italia. L’anima della frontiera (pp. 192, euro 18) prosegue idealmente il discorso presente anche nell’ultimo La pelle dell’orso, libro da cui è stato tratto il film del conterraneo regista Marco Segato, con la partecipazione di Marco Paolini. Entrambe sono opere che guardano agli ultimi, che narrano della bellezza della natura e dei paesaggi veneti (ambientati però prima che l’inesorabile impeto all’industrializzazione travolgesse tutto), ma anche della durezza della vita di chi è povero, di chi abita montagne meravigliose eppure ingrate.
Tutte tematiche che da queste parti forse sono state colpevolmente lasciate da parte. Così come sembra ci si sia scordati del significato dei confini, di barriere inaggirabili, presidiati da milizie e forze dell’ordine.

INVENTANDO LA STORIA dei De Boer, una famiglia costretta dai morsi della fame a contrabbandare il tabacco che produce per il monopolio italiano, Righetto cerca di superarli questi confini, di descriverne tutta l’assurdità e l’arbitrarietà, raccontando la solidarietà che accomuna gli umili, soprattutto tra le genti di montagna. Spesso costrette a far da sé, sfruttate e saccheggiate da imperatori e monarchi, cosa che ha generato in questi luoghi una particolare allergia ai potenti. Le ambientazioni, anche se trasfigurate in un racconto di fantasia, sono più vere del vero.
Il piccolo paesello di Nevada non esiste, ma sono autentiche le vette delle Dolomiti, nonché il tragitto che i De Boer compiono sulla linea di quello che alla fine dell’Ottocento era ancora il confine con l’Austria, nel territorio dell’attuale Trentino e Alto Adige. Qui i De Boer affronteranno insidie e pericoli, ma l’avventuroso viaggio sarà, in particolare per la giovane figlia Jole, occasione di crescita e di scoperta, facendole assaporare una forma di libertà mai provata, che la cambierà per sempre.

RIGHETTO ha scritto quella che potrebbe essere una favola, che cresce con lentezza, e con delicatezza ritrae una giovane donna mentre affronta quello che alla fine si rivelerà un inaspettato percorso di formazione. C’è il sapore dell’epica in questo L’anima della frontiera, e quella capacità di parlare a tutti, esplorando una memoria dei luoghi che può tornare ad essere patrimonio comune, assieme a quel messaggio di denuncia verso l’insensatezza di ogni confine.