Molte incertezze dominano ancora sul turismo nella prossima stagione estiva e sulla riapertura delle frontiere interne della Ue, dopo due mesi di chiusure che hanno fatto fare agli europei un salto all’indietro di decenni. La Commissione ha presentato ieri delle raccomandazioni, delle «soluzioni intelligenti» secondo la presidente Ursula von der Leyen, che sono piuttosto delle indicazioni per gli stati membri, che finora hanno agito in ordine sparso. Bruxelles propone un «coordinamento» per una «riapertura progressiva» delle frontiere, che dovrebbe cominciare tra paesi che hanno un profilo epidemiologico «simile» e che hanno preso misure omogenee di protezione.

Bruxelles non approva le quarantene che alcuni paesi stanno imponendo a chi viene dall’estero, come ha deciso la Spagna due giorni fa o che applica l’Italia, e non ritiene opportuno di intraprendere la strada dei «passaporti sanitari», misura che ha il favore della Grecia (in Francia lo vorrebbe la Corsica, ma il governo centrale rifiuta).

IL RITORNO ALLA NORMALITÀ passa attraverso tre fasi, da quella 0, della chiusura, fino alla 2, del ritorno alla normalità della libera circolazione. Tutto il problema è la fase 1: un ritorno graduale all’apertura per tutti i viaggi, professionali e personali, se l’evoluzione dell’epidemia è favorevole, cioè se il livello di contagi è basso, se ci sono test e posti in ospedale sufficienti in caso di ripresa dell’epidemia (e resta il fatto che queste aperture saranno reversibili in caso di aumento dei contagi). La Commissione dà indicazioni sulla presenza di gel idroalcolico e di protezioni, su garanzie sanitarie nei luoghi turistici, oltre a misure specifiche per rispettare le distanze fisiche nei trasporti, sulle spiagge, nei ristoranti.

BRUXELLES PRESENTERÀ una carta interattiva, aggiornata in tempo reale, per conoscere la situazione epidemiologica delle diverse “zone”, un approccio per aree che viene preferito a quello per stati. Per l’Italia è una buona notizia, perché la situazione è diversa nelle regioni del paese. Inoltre, «la levata dei controlli non deve limitarsi alla prossimità geografica di stati vicini», precisa la Commissione, ma permettere la circolazione tra stati lontani per via aerea.

LA COMMISSIONE, nei fatti, pur criticando il disordine con cui si stanno muovendo gli stati membri, non può fare altro che prendere atto dell’approccio bilaterale dominante.

Ieri, l’Austria ha deciso di riaprire le frontiere con i paesi che «conoscono un successo simile al nostro», ha detto il primo ministro, Sebastian Kurz, citando Germania e Repubblica ceca, senza dogane dal 15 maggio. Invece, la frontiera con l’Italia resta chiusa: «Non vedo i presupposti» sull’apertura, ha detto, e «non sono veggente» sul futuro. La frontiera tra la Francia e la Germania riaprirà il 15 giugno. La Gran Bretagna non applica la quarantena ai francesi e agli irlandesi. La Croazia e la Repubblica ceca, che hanno pochi casi, stanno trattando con Germania e Olanda per poter accogliere i turisti. “Bolla baltica” dal 15 maggio, libera circolazione tra Estonia, Littuania, Lettonia, mentre la quarantena resta per gli altri.

I VARI PAESI si stanno preparando a ricorrere ad applicazioni digitali per lottare contro il virus. La Commissione propone che al passaggio di una frontiera i cittadini ricevano un messaggio sul telefonino con le informazioni sulle misure in vigore. Ma questo tracing dovrà essere «volontario, trasparente, temporaneo, sicuro, i dati raccolti devono restare anonimi», la tecnologia si dovrebbe «basare su bluetooth ed essere inter-operativa tra frontiere, stati e diversi sistemi» adottati nei vari paesi.

La Commissione insiste sulla «proporzione» nella «comparazione tra i benefici nel mantenere una restrizione generalizzata e considerazioni sociali ed economiche, incluso l’impatto sulla mobilità di lavoro e commerciale».

È LA PREOCCUPAZIONE per il crollo economico del settore turistico: le frontiere esterne della Ue resteranno chiuse e la perdita del 18% del fatturato è ormai sicura, mentre si spera di salvare parte del 38% che dipende dal turismo intra-Ue (il 44% deriva dal turismo interno nei vari paesi). I cittadini dell’Unione europea nell’alta stagione estiva fanno in media 385 milioni di viaggi e spendono intorno ai 190 miliardi. La Commissione cede alle compagnie aeree allo stremo e non raccomanda di lasciare un posto vuoto tra passeggeri, misura che invece vale per i treni. Freno anche sulla minaccia di procedura di infrazione per 12 stati che hanno violato i diritti dei cittadini, permettendo alle compagnie aeree di non restituire i soldi dei biglietti non utilizzati. La Commissione invita a compensare con voucher per viaggi futuri.