Con il ventennio di D&D finiscono anche l’effetto Grillo e quel che resta del «vento di libertà» del Pdl. Sono gli unici veri imprevisti usciti dalle urne di Trento e Bolzano, che per il resto ratificano la vittoria degli eredi designati di centrosinistra e Volkspartei.
Slogata nella corsa alle Provinciali la spalla dei 5 stelle: dovevano doppiare il successo delle ultime politiche (20%) invece raccolgono un flop che neppure la calata di Grillo a Trento per chiudere la campagna elettorale è riuscito a arginare. Spento, come il faro destro di Michaela Biancofiore, berlusconiana di ferro, fuori dai giochi anche in Trentino.

Del resto gli unici sfondamenti registrati sono quelli dei Verdi in Sudtirolo – esplosione che vale 3 consiglieri e il sorpasso sul Pd – e della destra etnica «tedesca» che erode la maggioranza bulgara della Svp. Ma il partito in grado davvero di sparigliare le carte (e i sondaggi) è quello dell’astensione: +11% a Trento, +8,6 a Bolzano, con i comuni di montagna che tengono ma solo grazie alla mobilitazione dei tedeschi.

In ogni caso il risultato ufficializza il tramonto dell’epoca di Lorenzo Dellai e Luis Durnwalder, «padri-padroni» della regione da 25 anni. A Trento il «centrosinistra autonomista» di Ugo Rossi raccoglie il 58,1% dei voti di chi ha barrato i simboli di Patt, Pd, Sel, Idv, Upt con Dellai ed ecologisti, e «prenota» 22 consiglieri (su 35) insieme al volo non-stop per la poltrona di presidente. A Bolzano, il 42enne Arno Kompatscher, rottamatore Svp (vincitore delle primarie) passa all’incasso del 45,7% dei consensi blindati della Stella Alpina, ma rispetto a 5 anni fa contabilizza quasi il 2% in meno e i 17 consiglieri targati Volkspartei non danno la maggioranza assoluta.

Opposizioni, nelle due province, mai davvero in gara. A Trento Diego Mosna, candidato di centrodestra (che ha respinto l’accordo con Forza Italia) si paralizza a quota 19,2% e prende atto della débâcle delle civiche superiore alle più plumbee previsioni. Resistono, al contrario, la trincea di Lega Nord e Cattolici europei guidati da Maurizio Fugatti (6,6%), molto meno l’altana del grillino Filippo De Gasperi (5,7%), mentre a Giacomo Bezzi, capolista di Forza Trentino, con il 4,2% riesce a malapena la conquista di uno scranno da consigliere.

Percentuali quasi telefoniche per la sinistra atomizzata: in Trentino Emilio Arisi di Sel porta a casa appena l’1,7% e Ezio Casagranda, candidato del Prc, spegne ogni speranza con un magro 1,1%. I Fratelli d’Italia guidati da Cristiano De Eccher, nonostante gli sforzi «autonomisti», non vanno oltre l’1,5%.

A Bolzano, invece, il calo della Svp si deve (anche) all’inaspettato boom della destra etnica tedesca: dai Freheitlichen (dal 14,3% di 5 anni fa al 17,9% che vale il podio di secondo partito in provincia) ai Sudtiroler Freiheit della pasionaria Eva Klotz che balzano dal 4,9 al 7,2%. Ma pesa, e non poco, anche lo straordinario risultato dei Verdi (dal 5,8 al 8,7%), davanti al Pd che cresce ma solo dello 0,7%. Se i grillini a Bolzano non infastidiscono (2,5%, cioè 1 consigliere) la galassia a 5 Stelle gravita comunque già nell’orbita di Forza Alto Adige (2,5%) e vale più dei satelliti del firmamento nazionalista: dagli ex missini di Unitalia (1,9%) a La Destra, che fa giusto atto di testimonianza con lo 0,6%. Movimenti tellurici di intensità variabile. Su tutti, i seggi in Consiglio per i rappresentanti “italiani”: si contano sulle dita di una mano.

Così mentre a Trento il neo-presidente Rossi ringrazia gli elettori del Partito autonomista tirolese (17,5%), del Pd (22%, primo partito in Trentino) e i candidati Upt fedelissimi a Dellai (13,4%, al di sotto delle attese) – rendendo merito a «una campagna elettorale porta a porta» – a Bolzano, dove l’elezione del presidente passa per le maglie del Consiglio, Kompatscher si culla con le 80 mila preferenze ricevute (circa 20 mila in meno del kaiser Durnwalder) e la messa all’angolo del Obmann Svp Elmar Pichler Rolle, rivale bloccato a quota 5 mila.
Nelle due Province spetta a Michaela Biancofiore, ex first lady berlusconiana, il requiem per il tricolore ammainato dalle beghe interne. All’ombra delle Alpi falchi e colombe c’entrano, ma fino a un certo punto: «Ci hanno penalizzato le divisioni, i cambi di casacca e la Lega che non ci ha portato nemmeno un voto» taglia corto la deputata. Il suo orizzonte (sotto al 3% in Alto Adige, poco sopra al 4% in Trentino) è coventrizzato al punto che Biancofiore si appella «ai partiti nazionali» rammaricandosi perché «gli italiani non hanno ancora imparato a votare». Male Scelta civica («Colpa di Monti» precisano i responsabili locali) rimasta al palo con l’1,6%, e la sinistra “tirolese” scissa tra lo 0,4% del Prc e lo 0,3% dei kommunisten nelle liste Pdci.

A margine, ben più di un’appendice di colore, il riflesso condizionato dell’autonomia alpina su quella (onirica) dei 1.500 abitanti di Sovramonte, provincia di Belluno. Dal 2006 – dopo il referendum che ha sancito la vittoria del Sì – questo spicchio di Veneto continua a sognare l’anschluss con il Trentino. Tant’è: domenica in località Casel di Sorriva si è votato simbolicamente per la Provincia confinante. A dimostrazione di come l’Heimat rimanga la patria degli interessi, più che degli affetti.