L’approvazione dalla maggioranza degli italiani di un ministro dell’Interno in piena contraddizione con i dettami costituzionali e i diritti umani fondamentali è nella logica della realtà attuale.

La popolarità di Salvini riflette un movimento impetuoso di propagazione dell’intolleranza su scala mondiale e rivela la difficoltà delle forze democratiche, nel nostro paese e nel resto del mondo, di comprendere cosa stia accadendo veramente.  I reazionari razzisti che riconquistano grande spazio per la prima volta dopo la fine della seconda guerra mondiale sono nemici mortali e come tali devono essere combattuti. Metterli fuori gioco non è, tuttavia, possibile se non si sconfigge il vero avversario della democrazia: una concezione del vivere che agisce politicamente, pur non avendo una diretta rappresentanza nelle istituzioni politiche, invalidando il loro funzionamento e desertificando gli spazi comuni.

Questa concezione che mina il nostro futuro, rendendo fertile il terreno per il teppismo politico, bisogna contrastarla a viso scoperto, snidandola nel suo terreno privilegiato: l’opinione pubblica mediatizzata che ha sostituito la società civile. Un esempio chiarificatore della cultura della predicazione unita all’ottusità, in salsa razionale, che ci invade quotidianamente, è il libro «Factfulness», dell’accademico svedese Hans Rosling, scritto con il figlio e la nuora. Per Rosling, morto prima della pubblicazione del libro, numeri alla mano l’umanità sta meglio di quanto si pensa: secondo diversi parametri (accesso all’acqua, tasso di mortalità infantile, accesso delle donne all’educazione, disastri ecologici, sfruttamento dei bambini, livello di povertà, ecc.) la nostra vita è migliorata negli ultimi venti anni.
Il libro abbandona al suo destino ciò che non è misurabile numericamente: il degrado delle relazioni, l’appiattimento della comunicazione su stereotipi alienanti, il senso di estraniazione associato alla crescente virtualizzazione della realtà.

Esso non presta attenzione alla drammatica, catastrofica concentrazione di ricchezza e di potere nelle mani di pochi (pur ammettendo genericamente come problema la diseguaglianza), né al ritiro progressivo delle forme di vita democratica sempre più esangui nel loro guscio istituzionale. Guarda l’aumento dei paesi a regime formalmente democratico e perde di vista lo svuotamento della democrazia nel suo insieme.
Confonde la forma con la sostanza e l’appagamento dei bisogni con la qualità della vita.

I fatti separati dalla loro interpretazione o, più precisamente, i fatti diventati interpretazione, sono il pilastro della tirannia, una schiavitù mentale che uccide la libertà di pensiero.
Il totalitarismo si impone sempre come concretezza fattuale: il fare che cancella la sua potenzialità (la libertà di fare una cosa o di non farla). Rosling, uomo “fattivo”, ha fatto delle condizioni materiali dell’esistenza il senso dell’esperienza vissuta.

«Factfulness» si apre con i risultati di un sondaggio tra gli studenti di mezzo mondo. Solo un quarto di loro aveva la percezione della realtà descritta dai dati in possesso degli autori. Risultati migliori sono stati ottenuti con scimmie dello zoo che sceglievano le risposte a caso. Esito ironico di cui Rosling non si è reso conto: la percezione soggettiva della realtà, costruita attraverso una relazione coinvolta con il mondo, può essere più obiettiva dei dati puramente oggettivi. Se la scelta casuale delle scimmie si avvicina di più alla conoscenza di questi ultimi, ciò significa che essi vengono usati per dare parvenza di ordine (tirannico) a una vita lasciata al caso.