È appena tornato dal suo tour nordamericano, Mimmo Lucano, ospite di un convegno organizzato dalla fondazione Casa Zerilli Marimò e dalla New York University.

Sindaco, in queste settimane si è imposto il movimento delle sardine. A Roma oggi (ieri, ndr) c’è la manifestazione nazionale. Come lo giudica?
Lo vedo come una speranza. A sinistra mi è capitato di parlare con compagni che guardano alle sardine con sufficienza e snobismo. Invece, bisogna guardare al respiro, all’afflato di questa partecipazione di massa senza settarismi. Riempiono le piazze e sul tema dell’immigrazione parlano lo stesso linguaggio di inclusione e antirazzismo di Riace. Anzi, mi hanno detto che a breve verranno anche qui. Io li aspetto.

A proposito di migranti. I braccianti di Rosarno hanno occupato il porto di Gioia Tauro per chiedere documenti e libertà. Si è sfiorata una nuova strage nella favela di San Ferdinando per l’incendio della cabina elettrica. Vede discontinuità sul tema tra il governo in carica e quello gialloverde?
Nessuna differenza. Noto con rammarico che a distanza di cento giorni dall’insediamento non c’è stata né l’abolizione né la modifica dei decreti sicurezza. E poi a capo del dipartimento immigrazione c’è ancora un signore che ha fatto di tutto per distruggere Riace (l’ex prefetto di Reggio Calabria Michele Di Bari, ndr). La discontinuità passa anche da qui.

Il 26 gennaio in Calabria si vota. In estate era trapelato il suo nome come candidato per la sinistra. Lei poi ha declinato la proposta. Alla luce del teatrino delle candidature di queste settimane si pente della scelta?
Assolutamente no. Ho un’altra idea della politica, non elettoralistica, e può suonare strano detto da me che sono stato sindaco per 15 anni. Ma io credo che governare un piccolo comune sia infinitamente più semplice. Grazie al municipalismo, che io definisco democratico, possono realizzarsi i sogni. La politica la intendo come missione disinteressata dentro una cornice di federalismo municipalista. Mi piace immaginare la Calabria come una federazione di liberi comuni in chiave solidale.

Ma se si fosse candidato, su quali priorità avrebbe basato il suo programma?
Intanto, pubblicizzando l’acqua e chiudendo una volta per tutte la Sorical. L’acqua è il petrolio della nostra regione ma è in mano a una società che asseta e vessa la popolazione con tariffe illegittime. I movimenti per l’acqua pubblica e padre Zanotelli mi hanno insegnato il valore di questa battaglia. L’acqua è un bene universale e la Calabria ne è ricca. Tuttavia molte città restano spesso a secco. Poi un’altra priorità dovrebbe essere il ripopolamento delle aree interne. La sinistra deve tornare a interloquire con le aree disagiate e con i ceti subalterni. Deve parlare un linguaggio diverso e senza dividersi sempre all’infinito.

Ecco il punto. In Calabria il Pd ha scaricato Mario Oliverio e non lo ricandida. Pensa che i dem abbiano sbagliato?
Io so che Oliverio viene dal Pci ed ha una storia di sinistra. Quando abbiamo avuto delle difficoltà a Riace è sempre stato dalla nostra parte. E anche quando ho avuto le vicissitudini giudiziarie ha sempre espresso solidarietà e non solo umana. Aveva intuito, a differenza del partito nazionale, che l’idea Riace era una risorsa per l’intera sinistra italiana perché ribaltava il paradigma secondo cui gli immigrati erano criminali. Purtroppo era quel che allora pensava il Pd nazionale. Ricordo che sono stati dirigenti come l’ex ministro Marco Minniti ad aver rovinato Riace. E mentre Minniti perseguitava i migranti con i suoi decreti e tagliava i fondi per Riace, Oliverio era qui con noi.

Nicola Zingaretti ha lanciato Pippo Callipo. Un uomo di destra, per sua stessa ammissione. Ha avuto modo di conoscerlo?
Non lo conosco personalmente. Ma conosco la sua storia di un presidente di Confindustria che quando è sceso in politica si è schierato sempre contro il centrosinistra. Mi ricordo quando si schierò contro Agazio Loiero e di fatto fece vincere la destra di Scopelliti. Ecco, il modello dovrebbe essere quello che portò all’elezione di Loiero cinque anni prima: una larga coalizione per battere le destre. Invece, Callipo è una personalità che divide.

Par di capire che il 26 gennaio voterà per Oliverio?
Se le cose restano così voterò per il presidente. Spero, però, che tutti abbiano contezza della drammaticità della situazione. Per cui occorre che ognuno faccia un passo indietro e si ritrovi l’unità su un nome condiviso per evitare che si imponga la destra di Salvini. Il tempo ancora c’è.