Mentre i renziani di Italia Viva e buona parte dei Cinque Stelle al governo si preparano alla battaglia per chiedere la sospensione del codice degli appalti nell’ambito del «decreto semplifazioni» in corso di elaborazione a palazzo Chivi, ieri l’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) ha illustrato alcuni modi per evitare la deregolamentazione totale e il commissariamento perpetuo di appalti e cantieri.

Non occorre nessun provvedimento eccezionale, tanto meno la sospensione di un codice riformato solo pochi anni fa. Bastano due semplici mosse: la piena digitalizzazione delle gare e la riduzione dei tempi di verifica dei requisiti di chi partecipa alle gare ed è già stato controllato negli ultimi sei mesi. In più, e nell’immediato, l’Anac propone anche di estendere lo stato di emergenza fino a fine anno per permettere alle amministrazioni di fare partire in tempi rapidi gli appalti. In questo modo è possibile alleggerire le procedure di assegnazioni degli appalti senza modificare il codice dei contratti che avrebbe l’effetto di disorientare stazioni appaltanti e imprese e, soprattutto, peggiorare le condizioni di lavoro esponendo le gare e i cantieri anche a rischi di infiltrazione della criminalità.

Nello specifico, gli effetti che potrebbero avere le proposte nella concreta esecuzione degli appalti: «Semplificazioni per la trasparenza, maggior controllo, tutela della concorrenza, garanzia dell’inviolabilità e della segretezza delle offerte, tracciabilità delle operazioni di gara e un continuo monitoraggio dell’appalto, riducendo al minimo gli errori operativi, con una significativa diminuzione del contenzioso». Sarebbe inoltre possibile, secondo l’Anac «ottenere consistenti risparmi in termini di tempi e costi (le commissioni di gara potrebbero lavorare a distanza, eliminando la necessità delle sedute pubbliche o limitandone il numero)». Inoltre si darebbe attuazione al principio dell’invio unico dei dati, espressamente previsto dal codice, snellendo gli obblighi di comunicazione e rendendo disponibili informazioni sui contratti pubblici per le varie finalità ai soggetti istituzionali e ai cittadini. Per tali ragioni l’Anac ritiene che «un adeguato livello di digitalizzazione e la disponibilità di personale tecnico debbano divenire requisiti fondamentali nel processo di qualificazione delle stazione appaltanti, affinché gli acquisti più complessi vengano svolti soltanto da amministrazioni dotate delle competenze necessarie, favorendo le economie di scala e contenendo i costi amministrativi per le imprese».

I settori che si prestano maggiormente a tali semplificazioni, per dimensione economica o per connessione diretta con attività in grado di far superare la crisi provocata dall’emergenza sanitaria, ad avviso dell’Anac sono le seguenti: manutenzioni, ristrutturazione di ospedali e scuole, interventi sulla rete viaria, approvvigionamenti nel settore sanitario, informatico e dei trasporti.

Questo posizionamento rispetto al dibattito in corso sul nuovo «sblocca cantieri» avviene mentre è in corso una divergenza tra il Pd, contrario al «modello Genova», e M5s-Iv che chiedono una sospensione per due anni di tutto il Codice dei contratti riformato quattro anni fa e l’affidamento a dei commissari di tutte le opere pubbliche strategiche