Il linguaggio come unica possibilità per avere presa sul mondo, di più per farlo esistere. E poi, alcune domande fondamentali: chi parla lingue differenti vede anche la realtà con occhi diversi? Luogo semantico, che ha il suo filo d’Arianna nelle strutture cognitive, ma anche «posto» immaginario dove rifugiarsi con alfabeti segreti o cospirativi, la parola genera universi. Ma i codici complessi che danno origine a concetti ed emozioni sono del tutto spiegabili?

La nona edizione del Festival delle Scienze di Roma (presentato ieri in Campidoglio alla presenza del sindaco Ignazio Marino), che si svolgerà dal 23 al 26 gennaio negli spazi dell’Auditorium Parco della Musica, ha scelto l’area linguistica come territorio da esplorare e intorno al quale interrogarsi. Conferenzieri e pubblico si confronteranno su una gran varietà di tematiche, che prevedono il linguaggio come peculiarità umana, ma anche come dispositivo per le macchine; la grammatiche fantastiche e celebri casi di «devianza», come testimonia il film Temple Grandin. Una donna straordinaria (regia di Michael Jackson) che racconta le vicende biografiche della scienziata autistica descritta da Oliver Sacks in Un antropologo su Marte. C’è spazio anche per la fotografia (la mostra di Armin Linke), per i giochi di parole (Foyer Auditorium dove ci si divertirà a tradurre con gli algoritmi), per la lingua dei segni (la proiezione di un documentario sulla Lis di Chiara Tarfano e Silvia Bencivelli).

«Il linguaggio, o i linguaggi – ha spiegato Vittorio Bo, direttore scientifico della kermesse – è uno dei grandi temi della scienza, ma non solo. Basti pensare al ruolo chiave che rappresenta anche per l’arte. È l’elemento distintivo dell’essere umano, unisce e divide, e rende possibile la comunicazione voluta».

Ad aprire le danze degli incontri, il 23 gennaio alle ore 18, sarà la tavola rotonda tra il direttore dell’Istituto Jean-Nicod di Parigi Philippe Schlenker, Luigi Rizzo dell’Università di Siena, Andrea Moro dell’Università Iuss di Pavia.

Star di questa edizione è il linguista dell’Istituto di tecnologia del Massachusetts (Mit), Noam Chomsky che, con la sua teoria sulla «grammatica generativa trasformazionale» ha rivoluzionato il campo della ricerca. Il linguista terrà, la sera (ore 21) del 25 gennaio, un incontro, introdotto da Andrea Moro, dal titolo: «Il linguaggio come organo della mente». Lo studioso sarà protagonista anche di una talk-opera per ensemble strumentale di Emanuele Casale.

Chomsky è in buona compagnia: ospiti del festival sono alcuni dei più grandi nomi della linguistica, neurologia e scienze cognitive.

Cosa può accadere in un cervello che non funziona come dovrebbe? La patologia e la genetica troveranno una «casa» nelle conferenze di Alfonso Caramazza, professore di neuropsicologia ad Havard e Simon Fisher, genetista e neuroscienziato (Planck Institute di Nijimegen).

La nascita del linguaggio e i misteriosi processi che portano un bambino a eguagliare un adulto in poco tempo saranno l’oggetto delle relazioni di Stephen Crain e Jesse Snedeker. «Discorsi bestiali: linguaggio, coscienza e diritti animali» sarà invece il tema dell’incontro tra il neuroscienziato Augusto Vitale e il filosofo Felice Cimatti.

«L’incomprensione linguistica» sarà il perno della relazione che Tullio De Mauro terrà, domenica 26, all’Auditorium della Musica. Per tutta la durata del Festival delle Scienze, sarà possibile «giocare con le parole». Codice edizioni propone il gioco «Parole al cubo», mentre è possibile esplorare il terreno minato delle traduzioni con il software «Translate language».