C’era tanti anni fa (1996, 2001) un piccolo collettivo; piccolo numericamente, ma tanto grande per passione, idee e voglia di fare. Da vicepresidente del Senato avevo chiesto a Carla Nespolo, Stefano Anastasia, Patrizio Gonnella, di darmi una mano, di aiutarmi a svolgere il mio lavoro. Per un periodo fu con noi anche Marco Contini. Innanzitutto mi ero rivolta a Carla che conoscevo dal giugno 1976.

Eravamo state insieme alla Camera dei Deputati e poi al Senato. Insieme avevamo fatto tante battaglie, tante iniziative. Avevamo “imparato” il difficile “mestiere” di parlamentare, attente alle ragioni dei nostri territori e allo stesso tempo impegnate in battaglie più generali: dai diritti delle donne ai bisogni del mondo del lavoro; dal pacifismo ai problemi ambientali. Spesso impegnate a portare avanti il nostro punto di vista, anche controcorrente.

Ricordo la nostra ultima battaglia, il nostro voto contrario, in dissenso dal gruppo del PCI, alla guerra del Golfo. Con Stefano già da alcuni anni avevamo iniziato una proficua collaborazione sui temi del carcere, della giustizia, sull’impegno garantista. L’arrivo di Patrizio, instancabile e attento nel lavoro, fu altrettanto prezioso.

Come importante fu il contributo di Marco per far conoscere e comunicare il nostro lavoro. C’era tra di noi una profonda sintonia e un’amicizia vera. Ricordo che quando sorgevano contrasti, o per meglio dire emergevano differenze, Carla faceva da mediatrice e riusciva a rasserenare gli animi. In realtà – lo sapevo allora e lo so oggi – ero troppo esigente, innanzitutto con me stessa. Ero impaziente e forse troppo severa. Carla, con la sua ironia, la sua serenità, era sempre lì pronta, capace di individuare i punti di sintesi.

Sì, perché noi innanzitutto discutevamo di politica, della crisi della sinistra, della mancanza di senso, dell’afasia e dello smarrimento delle parole della sinistra. Stefano era il più attento, il più rigoroso e innovativo nell’analisi. Carla era tra di noi la più attenta alle ragioni dell’unità della sinistra, ma anche la più tenace nella affermazione dei valori della sinistra. Un collettivo, una comunità che discuteva e si impegnava.

Tanti disegni di legge presentati per affrontare problematiche della vita quotidiana; tante proposte e impegno in battaglie difficili: dall’abolizione dell’ergastolo alle missioni in tanti paesi per l’abolizione della pena di morte, per citare soltanto quelle più emblematiche, così come la solidarietà e la vicinanza alle nonne della plaza di maggio o l’appoggio alle donne e al popolo curdo.

Sono stati anni intensi, densi di idee, valori e concretezza. Anni per me difficili, segnati dalla solitudine di una battaglia dentro Rifondazione, la forza che avevo contribuito a fondare, per sottrarla a un destino di irrilevanza politica. Solitudine mitigata dalla presenza e dalle parole di Carla.

Ricordo ancora i nostri incontri pomeridiani: incontri certo di lavoro, ma anche incontri tra compagni, tra amici: le nostre preoccupazioni, le nostre ansie, ma anche le nostre speranze e i nostri sorrisi. Incontri a cui il lavoro di Franca e di Raffaella, le nostre preziose segretarie, era indispensabile. Ricordo ancora uno degli ultimi incontri a casa di Eugenio Manca, grande amico di Carla e di tutti noi, nell’occasione dei miei 60 anni. Un incontro conviviale, sereno, gioioso.

Carla nella mia vita è stata importante anche in questi ultimi anni, anche se ci sentivamo solo per telefono o, quando era stanca, ci spedivamo messaggi. Soprattutto Carla è stata importante perché le sue parole hanno ricostruito e ridato senso a parole come umanità, libertà e dignità, speranza di un futuro altro e migliore.
Ciao Carla, amica mia.