Pochi altri autori, al pari di Antonio Gramsci, sono oggi in grado di suscitare un interesse che varca i confini nazionali e, al tempo stesso, di fornire validi strumenti di comprensione per un’epoca, quella della globalizzazione, che sempre più sta sacrificando intere masse popolari sull’altare della teologia economica. Una teologia che, alla stregua di tutte le deificazioni, si serve di sacerdoti illusori e dissimulativi come la demagogia e il populismo, ben capaci di uniformare menti e corpi sotto l’insegna rutilante di un pensiero unico che mal tollera le critiche.
Ben consapevole che «se i governati ne possono sapere quanto i governanti, le illusioni sono rese impossibili», il teorico sardo ha saputo coniugare il nerbo della propria speculazione (e attività politica) con un messaggio «pedagogico» ben preciso: quello per cui «vera filosofia può essere solo quell’attività politico-intellettuale-morale che mettendo in campo, in qualsiasi contesto storicamente determinato, il più ampio vettore possibile di universalizzazione, ha come scopo del suo agire la produzione della soggettività capace d’iniziativa storica», per usare le parole illuminanti di Roberto Finelli.
Con questi presupposti ha preso ieri il via la prima scuola internazionale di studi gramsciani (Ghilarza Summer School, Gss), ad opera della Fondazione istituto Gramsci, della Casa museo di Antonio Gramsci e dell’«International Gramsci Society», e su iniziativa di un corpo docenti di tutto rispetto: James Buttigieg (University of Notre Dame, Indiana/Usa), Giuseppe Cospito (Università di Pavia), Gianni Francioni (Università di Pavia), Fabio Frosini (Università di Urbino), Marcus E. Green (Otterbein University, Usa), Guido Liguori (Università della Calabria), Giancarlo Schirru (Università di Cassino), Giovanni Semeraro (Universidade Federal Fluminense, Rio de Janeiro), Peter D. Thomas (Brunuel University, Londra), Giuseppe Vacca (Fondazione istituto Gramsci, Roma).
Resa possibile da un finanziamento della Fondazione Banco di Sardegna, la Gss si concluderà il 12 settembre, caratterizzandosi come passaggio di un progetto che aspira a diventare permanente, riunendo ogni anno i maggiori specialisti internazionali (in funzione di docenti) e quindici allievi selezionati con un pubblico bando in tutto il mondo. I quindici studenti sono composti da 12 donne e 3 uomini compresi fra i 23 e i 41 anni. Sette italiani, cinque brasiliani, un argentino, un inglese e un messicano, da ieri approfondiranno la conoscenza di un grande interprete italiano del Novecento come Antonio Gramsci.
«La nostra ambizione – spiega Fabio Frosini, fra i membri del comitato docente – è quella di diventare il punto di riferimento mondiale per gli studi gramsciani; non solamente luogo d’incontro e di collaborazione dei più importanti studiosi di Gramsci, ma anche lo spazio in cui la tradizione storico-filologica italiana potrà fecondamente dialogare con l’approccio teorico e analitico dominante nel mondo anglofono».
Le attività della Gss si concentreranno ogni anno su una categoria del pensiero di Gramsci, scelta tra le più rilevanti e influenti. Al termine di ogni edizione della scuola verrà prodotto un volume monografico che raccoglierà i risultati più importanti del lavoro svolto. Tema di quest’anno è egemonico/subalterno, mentre nel 2015 si affronteranno i lemmi ideologia/egemonia e nel 2016 società civile.