L’inverno che sta per finire si è caratterizzato per il dibattito fragoroso ed estenuante tra la Lega e il Movimento 5 stelle su «Tav sì, Tav no».
In autunno era successo la stessa cosa sul gasdotto della discordia Tap in Puglia.

Durante queste discussioni la vulgata istituzionale, giornalistica e popolare punta spesso il dito sugli «ambientalisti del no» che frenano lo sviluppo del Paese. E non si entra mai nel merito delle opere pubbliche che servono davvero al Paese. A riportare la discussione sul giusto binario c’è fortunatamente l’Europa. Sì, quell’Europa che le forze sovraniste del nostro Paese descrivono sempre e solo come un mostro animato da banchieri e burocrati ma che ad esempio sulle politiche ambientali è stata la nostra salvezza. La giornata di ieri è stata l’ultimo esempio.

Con il deferimento della Commissione europea alla Corte di Giustizia per il superamento dei limiti sul biossido di azoto nell’aria in 10 città e sull’assenza di depuratori in 700 agglomerati urbani, è riemersa la necessità di interventi strutturali per rientrare nei parametri europei per evitare ulteriori sanzioni.

Sono tanti i precedenti su questo fronte. Stiamo pagando le multe europee per il deficit di depurazione che riguarda il 25% degli abitanti del nostro Paese che rileviamo ogni estate con la nostra Goletta Verde, per la mancata chiusura del ciclo dei rifiuti in Campania carente in primis degli impianti di riciclo, per le discariche abusive di rifiuti mai bonificate in tutta Italia. E grazie all’Europa che ci sta col fiato sul collo abbiamo ad esempio aperto diversi cantieri per nuovi depuratori delle acque reflue o per il risanamento dei terreni e delle falde inquinate dai rifiuti smaltiti illegalmente. Speriamo lo stesso possa avvenire presto anche per i necessari impianti di riciclo dei rifiuti campani, a partire da quelli di compostaggio e digestione anaerobica con produzione di biometano per l’organico differenziato che oggi va a finire nel nord Italia con costi ambientali ed economici pazzeschi a carico dei Comuni ricicloni.

Invece di accapigliarsi sempre e solo sulle solite mega opere pubbliche, sarebbe opportuno che il nostro Paese spendesse energie e risorse per gli interventi che servono davvero e che magari ci evitano un nuovo conflitto con l’Europa. Servono ad esempio investimenti sul sistema energetico per combattere smog e cambiamenti climatici, sul trasporto pendolare nelle aree metropolitane, sulla bonifica di aree industriali dismesse, sulla riduzione del rischio idrogeologico o di quello sismico, sulla realizzazione di nuove tramvie in città, sulla bonifica dell’amianto e sull’efficientamento energetico degli edifici. E potremmo continuare all’infinito.

Nel passato abbiamo combattuto scorciatoie pessime su questo fronte come la legge Obiettivo del governo Berlusconi o lo Sblocca Italia dell’esecutivo Renzi. Lo stesso faremo con la demagogia del «Sì a tutto» contrapposta a quella del «No a prescindere» che è sotto gli occhi di tutti in questi giorni.

* presidente nazionale di Legambiente