L’accusa è infamante e riguarda un ipotetico coinvolgimento con le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di migranti dalle coste africane verso l’Europa. Per ora si tratta solo di dubbi, sospetti sui quali da alcune settimane sta lavorando la procura di Catania, ma il solo fatto che qualcuno possa pensare a una loro collusione con i trafficanti di uomini, indigna le Ong impegnate da anni nel Mediterraneo e che ogni giorno contribuiscono a salvare la vita a centinaia di uomini, donne e bambini. «Noi non abbiamo alcun tipo di collegamento con le persone che sono coinvolte dal lato della Libia nelle conduzioni di queste operazioni, e non abbiamo alcun tipo di legame con loro in nessun modo», ha spiegato ieri a Catania la co-fondatrice e vice-presidente della Ong francese Sos Mediterranee, Sophie Beau, in una conferenza stampa convocata insieme a Medici senza frontiere sulla nave «Aquarius». «Siamo trasparenti al cento per cento sul lavoro che svolgiamo – le ha fatto eco il capo missione nel Mediterraneo di Msf, Ellen van der Velden – e siamo molto preoccupati di queste accuse contro le organizzazioni umanitarie che non hanno fondamento concreto».

Tutto nasce nello scorso mese di dicembre quando Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere trasformata di recente in guardia costiera, insinua una non provata combutta tra alcune ong e i trafficanti di esseri umani. Nessuna prova a dimostrazione delle pesanti accuse, ma intanto il sospetto è lanciato. Ed è anche in seguito a quei sospetti che la procura di Catania decide di vederci chiaro. «Vogliano capire chi c’è dietro tutte queste organizzazioni umanitarie che sono proliferate questi ultimi anni, da dove vengono tutti i soldi che hanno a disposizione e soprattutto che gioco fanno», spiega in un’intervista il procuratore capo di Catania Carmelo Zuccaro. Che in seguito di fronte ai parlamentari del comitato Schengen spiega come, da quando le navi militari della missione europea sono arretrate rispetto al limite delle acque territoriali libiche, il loro posto è stato preso dalle imbarcazioni delle Ong.
Una fortuna, verrebbe da dire, visto che proprio l’intervento della «flotta» delle Ong (sono almeno una decina quelle che operano nel Mediterraneo centrale)ha permesso il salvataggio di decine di migliaia di migranti. Per la precisione 46.796 nel solo 2016, stando all’ultimo rapporto della Guardia costiera, su un totale di 178.415 salvataggi effettuati in mare e a fronte dei 13.616 compiuti dalle navi di Frontex. Verrebbe da chiedersi quante di queste persone sarebbero morte in mare senza l’intervento delle Ong.

Nonostante questo le accuse fioccano anche se, come confermato del procuratore capo Zuccaro, finora non risulta alcun rilievo penale. «Il nostro lavoro si svolge ne pieno rispetto delle normative internazionali e nazionali e abbiamo pena collaborazione con il Mrcc (Maritime Rescue Coordination Centre) di Roma a cui comunichiamo tutte le informazioni richieste», ha chiarito Nicola Stalla, vice-coordinatore ricerca e soccorso della «Aquarius«. «Dopo che carichiamo a bordo i migranti, i gommoni sono resi inservibili: vengono affondati da noi e la posizione dei barconi è segnalata al Mrcc, che provvede poi a inviare chi di dovere per distruggerli perché noi non abbiamo i mezzi per farlo». «Queste accuse trasformano le Ong in un capro espiatorio», prosegue van der Bellen, di Msf. «Il vero problema non sono le ong, m le ragioni che spingono le persone a scappare, a lasciare la Libia e a mettere le loro vite nelle mani dei trafficanti. Noi rileviamo l’incapacità dell’Unione europea a far fronte a questa tragedia».

Da Bruxelles anche Sea-Watch, Proem-Aid, Proactiva Open Arms. Hellenic Rescue team e le altre Ong impegnate nel Mediterraneo hanno fatto sentire la loro voce con un comunicato in cui chiedono che che venga messa fine alle accuse verso le Ong «a meno che non siano sostanziate dalla presentazione di prove, e che in futuro le Ong posano avere un dialogo libero, corretto e aperto con tutte le istituzioni europee coinvolte»