«Sogno filari di viti nell’Agro romano, trasformato in una sorta di Napa Valley californiana, per attrarre anche con il buon vino italiano milioni di turisti. Sogno tante gru al lavoro in tutta la città, come a Londra…». Ignazio Marino di sogni per Roma ne ha tanti. E forse crede anche lui che alle prossime elezioni amministrative del 26 e 27 maggio «vincerà chi farà sognare di più», come ha detto qualche giorno fa Nicola Piepoli commentando gli ultimi sondaggi del suo istituto che davano l’ex senatore del Pd (le dimissioni saranno messe ai voti mercoledì prossimo a Palazzo Madama) in vantaggio di qualche punto percentuale su Alemanno.

Il suo partito ha indugiato ben oltre il dovuto ma ora il “traghettatore” Guglielmo Epifani ha ricompattato il Pd attorno alla figura del candidato sindaco vincitore della primarie. Il neo segretario democratico sarà «al fianco» di Marino nel comizio conclusivo della campagna elettorale, venerdì 24 maggio in piazza San Giovanni. In forse invece la presenza di Matteo Renzi, che potrebbe aiutare a conquistare i voti dei centristi delusi da Alemanno. Che dalla sua ha anche gran parte dei “poteri forti” della Capitale.

E allora partiamo subito con uno dei problemi più scottanti: il cemento e la questione urbanistica. Qual è il suo punto di vista e cosa ha detto ai costruttori di Roma e provincia aderenti all’Acer incontrandoli?

L’attività edile rappresenta circa il 30% del Pil di questa città ed è un settore fondamentale per la creazione di posti di lavoro e per lo sviluppo economico. È certo però che non si può proseguire nella cementificazione della periferia e dell’agro romano che va preservato come un bene unico al mondo. È necessario quindi cercare altre strade per rimettere in moto l’edilizia a partire dalla rigenerazione e la riqualificazione urbana di aree dismesse e di pezzi di città come fonte di rilancio. Un primo provvedimento da adottare, con benefici immediati agli edili e ai cittadini, è l’eliminazione della tassa comunale per l’occupazione di suolo pubblico in materia di ponteggi. Un provvedimento che porterebbe due risultati: un risparmio di 5 mila euro per i condomini di una palazzina media sulle spese e un incentivo alla ristrutturazione.

Grandi opere?

Più che grandi opere, credo sia importante puntare ad una serie di piccole e medie opere per la città. È fondamentale rimettere in moto il motore dell’edilizia capitolina nei primi 100 giorni. Il mio sogno è quello di vedere Roma come Londra: una città con tante gru al lavoro che costruiscono ma che restituiscono alla comunità l’enorme patrimonio inutilizzato e in disuso.

C’è una parte dell’edilizia che è ferma da troppo tempo, a differenza delle altre capitali europee: quella residenziale pubblica per gli alloggi popolari, visto che Roma soffre di un’emergenza abitativa senza pari. Cosa pensa di fare?

È uno dei problemi storici che colpiscono la Capitale. Il mio obiettivo è mettere a disposizione delle famiglie più disagiate 700 euro al mese consentendo a tanti di accedere al mercato degli affitti della capitale che è il più alto d’Italia. Le risorse si possono recuperare chiudendo la fase dei “residence” per i quali il comune di Roma spende circa 30 milioni di euro per sistemare migliaia di persone in alloggi di fortuna. Noi vogliamo spendere meno e garantire a queste persone un alloggio più dignitoso.

Un contributo che sarà esteso anche agli immigrati e alle coppie gay?

I diritti non si acquisiscono per il colore della pelle, per il credo religioso o sulle preferenze sessuali. Tutte le persone che risponderanno ai criteri per l’assegnazione del sussidio ne potranno usufruirne. Sottolineo però che l’Italia è uno dei pochi Paesi al mondo che ancora non si è dotato di un impianto di legge su alcuni temi come le unioni civili.

A Roma, come in altre città italiane, è in espansione il fenomeno delle occupazioni. Cosa ne pensa?

La repressione senza una risposta alternativa non può essere l’unica soluzione. Diritti e doveri devono valere per tutti, per i cittadini ma soprattutto per l’amministrazione che deve garantire una casa a tutte le persone che vivono nella Capitale. L’emergenza abitativa in questi anni non è stata risolta, ora la pressione è altissima. Ci sono tantissimi immobili vuoti o inutilizzati in città, bisogna invertire la rotta perché a Roma si cominci a prevenire e non a curare, per altro in modo non corretto. Ecco perché si deve iniziare con gli aiuti alle famiglie disagiate e alle giovani coppie.

Cosa pensa dell’iniziativa di un suo competitore, Sandro Medici, che da minisindaco ha requisito case sfitte dei grandi gruppi imprenditoriali per i nuclei familiari senza reddito?

Ogni caso fa storia a sé. Si deve valutare quali case ha requisito Medici e quanti problemi ha risolto con questo suo atto. Resta importante sottolineare però che diritti, doveri e legalità devono sempre, e sottolineo sempre, camminare insieme.

Lei ha parlato anche di disoccupazione, attestatasi in città al 40%: qual è la sua ricetta per frenare la fuga dei giovani dalla capitale? Quali altre attività produttive possono essere incentivate?

La cultura, l’arte e la storia sono un grande patrimonio romano, su questi assi possiamo rilanciare l’economia della Capitale. Un patrimonio che va valorizzato, insieme a quello delle università e dei centri di ricerca. C’è poi da considerare l’immenso patrimonio dell’agro romano che oltre a poter diventare il più grande centro di produzione “cittadino” del mondo può trasformarsi in un attrattore turistico. Una campagna curata e coltivata a vite o a frutteti che diventi come la Napa Valley della California visitata ogni anno da milioni di persone. Immagino per Roma un futuro di questo tipo dove ambiente e turismo convivano.

Il Movimento 5 Stelle e Sandro Medici propongono un reddito di cittadinanza, per combattere l’emarginazione e l’impossibilità di accesso ai consumi per larga parte della cittadinanza romana. Il suo programma cosa prevede?

Cominceremo con l’assegnazione di spazi comunali inutilizzati ai giovani imprenditori, per investire sulla loro intelligenza e creare nuove economie e nuove proposte culturali. Con il nostro “Piano del welfare” modificheremo radicalmente quello pensato in questi anni dalla giunta Alemanno che si è dimostrato inadeguato alle esigenze degli indigenti. Dall’assistenza domiciliare a quella abitativa, dalle politiche per i bambini a quelle di assistenza ai migranti, dagli anziani agli animali: Roma ha il dovere di ripensare tutto il suo modello assistenziale.

Zingaretti si è detto favorevole a riconoscere a Roma Capitale poteri speciali in materia di traffico e mobilità. È una buona opportunità, come intende sfruttarla?

È una grande opportunità per la città.Delegare poteri speciali in materia di traffico e mobilità a Roma Capitale potrebbe rappresentare la chiave di svolta per una possibile soluzione. È un atto importante non solo per le conseguenze positive che potrà avere in termini di risoluzione del problema ma anche per creare un rinnovato rapporto con la Regione Lazio.

I sondaggi dicono che si andrà al ballottaggio. Si parla di contatti suoi con il M5S. Anche Marchini e Medici competono in parte nella sua area politica. Come costruirà le alleanze al secondo turno?

Le voci di presunti contatti con il M5S sono pura fantascienza. Per quanto riguarda poi l’eventuale ballottaggio si valuteranno le convergenze con i candidati che non supereranno il primo turno.

Hanno fatto molto discutere le sue parole non proprio ostili alla marcia per la vita. Eppure nel Pd lei si è contraddistinto per l’approccio laico alle questioni cosiddette etiche.

Io, come medico e credente ho sempre lavorato per difendere la vita di ogni bambino e di ogni donna. Sono cresciuto all’Università Cattolica, in anni in cui le donne arrivavano in ospedale sanguinanti e morivano di aborto clandestino. La posizione di uno Stato laico è e deve essere in difesa della vita e della dignità delle donne anche nelle scelte più difficili.