Luca Marino è il vicepresidente di Canapa Mundi. Con lui facciamo il punto sulla sull’evento che comincerà domani al Palacavicchi di Roma.

Da dove vi è venuta l’idea di una fiera sulla canapa?

Dal fatto che in Italia un evento del genere mancava. C’era un embrione di idea che risale a un’era precedente, quando la situazione internazionale era diversa e l’amministrazione capitolina era dichiaratamente contraria alla canapa indiana e ai suoi possibili usi. All’epoca fu accantonata per mancanza della necessaria agibilità politica e poi ripresa quando il clima divenne più favorevole.

Sta parlando dell’epoca della «war on drugs» di George W. Bush e del sindaco con la croce celtica al collo Gianni Alemanno? Quando in Italia si approvavano leggi come la Fini-Giovanardi che equiparava le droghe leggere alle pesanti e mandava i consumatori in carcere?

Esatto. Era un periodo di forte proibizionismo, nel quale non era proponibile nulla del genere. In Italia c’era un precedente, la fiera «Cannabis tipo forte» a Bologna, poi bloccata proprio per effetto della Fini-Giovanardi.

C’erano però i conflitti, che ora scarseggiano. Era una stagione di grandi manifestazioni antiproibizioniste, dall’annuale appuntamento romano con la Million marijuana march alla Street rave parade bolognese. A Milano il centro sociale Leoncavallo distribuiva le bandiere arcobaleno della pace con la foglia di marijuana. Per non parlare delle feste della semina e del raccolto in numerosi centri sociali, forme di disobbedienza rispetto al probizionismo che dilagava.

Certo. Il nostro presidente Gennaro Maulucci, che è il vero ideatore di Canapa Mundi, nei primi anni duemila era un attivista. Già dal 2004 aveva cominciato a gestire dei negozi. In seguito, quando il clima politico era cambiato, fu lui a riprendere in mano l’idea di una fiera sulla canapa.

Cosa intende quando dice che il clima politico era cambiato?

Innanzitutto, Alemanno era stato spodestato. Pure il contesto internazionale era più favorevole: la Spagna si era avviata sulla strada della legalizzazione e negli Stati Uniti il presidente Obama aveva archiviato la politica di guerra alla droga del suo predecessore.

Quando siete partiti?

Il primo evento risale al 2015. Eravamo tutti molto entusiasti e con poca esperienza. La prima edizione è stata al Tendastrisce, poi ci siamo spostati al Palacavicchi, che si è offerto e si è adattato perfettamente alle nostre esigenze. Ci siamo trovati molto bene e ci siamo rimasti.

Come mai, partendo dalla militanza antiproibizionista, avete pensato a una fiera commerciale?

Perché in Italia, dopo l’esperienza bolognese, non esisteva una fiera commerciale del genere. C’era solo un evento simile a Fermo, nelle Marche, però un po’ decentrato. Noi volevamo portarla nella capitale, per dare visibilità a un settore in forte crescita. A Roma c’è una realtà forte di negozi che vendono prodotti legati alla canapa, dagli alimenti ai cosmetici, e al suo indotto, come vaporizzatori e articoli per la coltivazione. In Italia ci sono più di trecento negozi di questo genere. A Canapa Mundi, dove ci saranno oltre duecento espositori da tutta Europa, sono ampiamente rappresentati.

Quali sono le nuove tendenze nell’utilizzo della canapa?

Sicuramente un argomento di grande attualità è quello della cannabis terapeutica. Sono in crescita pure i settori dell’edilizia e delle biomasse. La parte espositiva più consistente riguarda però la banca del seme. È una sorta di fiera nella fiera, dove si mettono in sinergia i piccoli coltivatori e la filiera industriale. Infine, la moda: ci sarà pure una sfilata di abiti in canapa.

L’anno scorso avete raggiunto ventimila presenze in tre giorni. Quest’anno con ogni probabilità farete il bis. Chi sono le persone che vengono alla fiera?

La partecipazione è stata sempre molto eterogenea: dai più giovani alle famiglie con bambini. Il nostro slogan è: «Ce n’è per tutti». È per dire che la canapa è a disposizione di chiunque e per molteplici usi.

Molto meglio portare i bambini a una fiera sulla canapa che a una sulle armi, come accaduto lo scorso fine settimana a Vicenza. Viene in mente un vecchio slogan sessantottino: «Mettete dei fiori nei vostri cannoni». A proposito, cosa rimane dell’antiproibizionismo da cui siete partiti?

Non l’abbiamo accantonato. È presente, oltre che in molti stand, in particolare nelle conferenze, nelle proiezioni e nei workshop che organizziamo a margine della fiera. Ora pensiamo alle nuove battaglie dopo l’abolizione della legge Fini-Giovanardi.