La scorsa settimana è nato il gruppo regionale piemontese di Liberi e Uguali, sotto l’insegna di alcune battaglie cominciate già da tempo dai tre consiglieri (Silvana Accossato, Valter Ottria e il sottoscritto Marco Grimaldi, capogruppo). La commissione legislativa discute una nostra proposta di legge al Parlamento sull’estensione dei diritti per i lavoratori e le lavoratrici delle piattaforme digitali al cui fianco siamo nelle loro numerose lotte.

Mentre a Torino continuano a impazzare le discussioni da bar sulle Olimpiadi e sull’arrivo di CR7 alla Juventus, regione e comune di Torino hanno accolto la nostra richiesta di un consiglio congiunto straordinario sul futuro dell’automotive nella nostra regione e in Italia.

Ma ancora di più ci rende orgogliosi essere nati nel giorno in cui il Consiglio ha approvato la nostra delibera sulla legge 194 e sui consultori pubblici. In ogni territorio l’obiezione non deve superare la soglia del 50%, obbligando i direttori ad attuare il turn over, la chiamata interna per reclutare medici o addirittura, se ciò non fosse ancora sufficiente, di procedere a chiamate pubbliche e assunzioni rivolte a medici che praticano Ivg. E abbiamo reintrodotto il principio della gratuità dei contraccettivi.

Vorrei ora rispondere all’articolo o (il manifesto,12 luglio) di Francesco Pallante, che chiama in causa la sanità piemontese e, in ultimo, proprio il gruppo LeU che non si occuperebbe della difesa della sanità pubblica. Pallante, non citando alcuna delle nostre battaglie sulla sanità, si riferisce a una recente delibera di giunta, neanche ancora discussa.
Questo atto consentirebbe ai medici specialisti di prescrivere visite, esami e farmaci ai pazienti del servizio sanitario piemontese.
Secondo l’autore dell’articolo ciò consentirebbe «il rinnovo delle cure presso i privati, senza che sia necessario un nuovo passaggio innanzi al medico di base», depotenziando la capacità di controllo delle autorità regionali.

Di certo questa scelta, pur essendo già in essere il blocco del budget per i privati, potrebbe produrre degli abusi. Ciò detto, chi conosce i meccanismi della sanità e li vive ogni giorno sa bene che fino a ieri, se lo specialista ospedaliero di una struttura pubblica o privata accreditata raccomandava un esame o un accertamento diagnostico, il paziente era costretto a recarsi col referto dal medico di base, che difficilmente si sarebbe assunto la responsabilità di negare la prescrizione.

L’eliminazione di questo passaggio è troppo rischiosa? Di sicuro riduce il carico di lavoro dei medici di medicina generale, permettendo loro di concentrarsi di più sulla prevenzione e la cura dei pazienti che seguono; inoltre implica che ogni medico si assuma la responsabilità di ciò che prescrive.

Con stima e rispetto nei confronti del professor Pallante, con cui siamo spesso d’accordo, su tutto si può discutere e dissentire, ma occorre essere reciprocamente a conoscenza del lavoro che quotidianamente si fa. Certamente mi riconosco nella battaglia che insieme a tanti (noi compresi) l’autore ha portato avanti in difesa della Costituzione, credo che serva a sinistra attenzione e generosità reciproca, pur senza negare le legittime differenze.

Capogruppo di LeU al Consiglio Regionale del Piemonte