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«Le monarchie arabe temono la democrazia»

«Le monarchie arabe temono la democrazia»

Egitto Intervista a Gehad Al-Haddad, leader dei Fratelli musulmani, braccio destro di Khairat Al-Shater

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 16 luglio 2013

Abbiamo incontrato alle porte della moschea Rabaa al Adweya, nel pieno delle occupazioni per la difesa del deposto presidente Morsi, Gehad Al-Haddad, leader dei Fratelli musulmani, braccio destro di Khairat Al-Shater.
Al-Haddad perché lo sheykh di Al Azhar si è schierato in favore del golpe?
Per vendere un colpo di stato militare al pubblico, l’esercito ha dovuto dimostrare di non essere contro nessuna corrente ideologica o religiosa del paese. È una decisione ripugnante che l’imam Ahmed El-Tayeb si sia prestato a questa strumentalizzazione politica. Non abbiamo buone relazioni con Al Azhar, la leadership è stata nominata dall’ex presidente Mubarak, Tayeb è un esponente del Partito nazionale democratico e parte di una ristretta cerchia che circondava Gamal Mubarak (figlio dell’ex rais). Detto questo, rispettiamo Al-Azhar perché può essere un punto di riferimento del wahabismo salafita in Egitto e abbiamo conferito a questa istituzione l’indipendenza nel definire i suoi regolamenti e scegliere la sua leader.
Perché anche il papa copto partecipa ai negoziati per la formazione del nuovo governo?
C’è una sostanziale differenza tra papa Tawadros e papa Shenouda. Il nuovo leader della chiesa copta egiziana crede che i cristiani possano influenzare lo sviluppo politico di questo paese alleandosi con il vecchio regime e i militari. Solo gli islamisti invece potranno assicurare l’uguaglianza di cristiani e musulmani attraverso la legge islamica, mentre al tempo di Mubarak erano marginalizzati, non potevano costruire chiese senza l’assenso della presidenza. Noi abbiamo rimosso l’ordine di costruzione di nuovi luoghi di culto tra i poteri presidenziali, conferendoli alle autorità municipali, come questione meramente urbanistica.
Mentre è una sorpresa che i salafiti vi abbiano abbandonato?
La leadership del partito al-Nour (luce) è direttamente legata agli ordini clericali. Quando hanno formato un partito politico è stato subito diretto dall’ideologia religiosa. Ecco perché molti leader politici lasciano il partito. Nonostante siano il secondo partito egiziano, hanno perso i loro voti in favore di altri partiti salafiti più allineati con i discorsi politici correnti. Ponendosi al centro tra il Fronte delle opposizioni e i Fratelli musulmani hanno alienato la loro base elettorale. A protestare con noi c’è la gioventù del movimento ma la leadership non è presente. È una vergogna che sostengano un colpo di stato militare contro un presidente eletto. Nonostante debuttino ora nel panorama politico, si sono dimostrati dei veri opportunisti.
Però il tradimento di Morsi è venuto dai militari, non è così?
L’élite militare ha la sua cultura e i suoi piani. La scelta di Morsi su Abdallah Fattah Sisi come capo delle Forze armate aveva lo scopo di riportare i militari nelle loro caserme. Ma credo che Morsi gli abbia dato troppa fiducia. Abbiamo sottovalutato il coordinamento del vecchio stato: la cosìddetta opposizione del Fronte di salvezza nazionale (Fns), l’esercito, finanziato dalle monarchie del Golfo, e alcuni paesi occidentali. Sono riusciti a montare questo fiasco dello scorso 30 giugno che ha creato le basi per il colpo di stato militare. Abbiamo ora le prove delle connessioni tra opposizione e militari per l’attuazione del golpe: uno sforzo coordinato.
Con l’avallo degli Stati Uniti?
Ho partecipato a molte riunioni con l’amministrazione americana, ci hanno ostacolati più di una volta: post-ponendo i finanziamenti del Fondo monetario internazionale sebbene avessimo accettato tutte le condizioni, fermando i nostri accordi di importazione di gas e petrolio dalla Libia e dall’Iraq, non riconoscendo il colpo di stato militare. Siamo una nuova democrazia e chiediamo a democrazie più mature di aiutarci a costruire il nostro sistema qui. Gli Stati uniti e l’Unione europea non lo stanno facendo.
Ma Obama ha sostenuto Morsi a differenza del Pentagono?
Obama sapeva che stava per avere luogo un colpo di stato e ha avvertito Morsi che l’esercito lo avrebbe rimosso. Non direi che Obama ha «sostenuto» Morsi. Non si appoggia qualcuno se non si critica chi lo mette all’angolo. Gli Stati uniti sono attendisti perché mirano solo alla difesa dei loro interessi. L’ipocrisia delle autorità americane mi porta a dire che non stanno sostenendo la democrazia in Medio oriente.
I primi rinforzi arrivano dal Golfo?
Gli Emirati arabi sono l’ammiraglia dell’anti-rivoluzione, hanno ospitato tutti i tycoon di Mubarak che hanno lasciato l’Egitto, hanno reclutato ufficiali licenziati dagli apparati della Sicurezza di stato e hanno finanziato l’anti-rivoluzione assoldando criminali. I loro servizi di intelligence sono attivi in Egitto. Insieme a Bahrain e Arabia saudita ora aiuteranno il regime militare con 12 miliardi di dollari in totale, perché le monarchie del Golfo temono la democrazia che potrebbe minare la loro stessa esistenza.

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