Il 18 maggio del 1291, al termine d’un lungo assedio, Acri – la ricca e popolosa capitale del regno latino di Gerusalemme – cadeva sotto i colpi d’un giovane sultano mamelucco. La dominazione latina in Terrasanta cessava d’esistere. Il paziente – va detto – era malato da tempo. Nel corso del secolo, gli stati crociati erano andati perdendo in forza e potenza. Le guerre di Salah al-Din avevano ridotto il regno gerosolimitano a una sottile striscia di terra schiacciata sulla costa. Nulla a che vedere coi confini precedenti, mantenuti sino alla disastrosa battaglia di Hattin del 1187, che comprendevano una parte del Libano meridionale, allargandosi a levante sino a oltrepassare il Giordano. I contemporanei lessero nel disastro la conseguenza dei peccati dei cristiani. Se ne cercarono, tuttavia, le cause materiali, individuate nella mancanza d’unità interna e nell’esistenza di rivalità diffuse: tra le città marinare italiane, innanzitutto; tra gli Ordini militari, incolpati d’aver perseguito i propri interessi, come mostrava la reiterata conclusione di paci e tregue separate col nemico. Per la verità, si trattava di accuse affatto nuove, innestantisi sul quel groviglio di dubbi che aveva accompagnato, in particolare, la nascita dell’Ordine del Tempio, negli anni Venti-Trenta del XII secolo.

LA TRADIZIONALE tripartizione della società in «oratores», «bellatores» e «laboratores», ideologicamente persistente, nonostante la crescente complessità sociale, mostrava, ormai, di non tenere più. Un manipolo di cavalieri, decisi a difendere con le proprie armi il regno gerosolimitano, aveva pronunciato i voti monastici. Di più, la condotta di quei monaci combattenti era additata da Bernardo di Clairvaux – non, certo, uno qualsiasi – quale modello di comportamento per la rozza cavalleria del secolo, dedita a ogni tipo di stortura.

La questione non riguardava soltanto l’ordine del Tempio. Gli Ospitalieri, sorti con finalità assistenziali nella seconda metà dell’XI secolo, pur associando la funzione militare soltanto in un secondo momento, erano parimenti oggetto di critica; al pari dei cugini Teutonici, nati nel corso della «terza crociata» per opera di alcuni cavalieri tedeschi. NEL TEMPO, ai dubbi relativi al particolare status di monaci-guerrieri era andata affiancandosi la constatazione della rispettiva crescita in potenza e finanza; quindi, la condanna dei contrasti reciproci, derivanti, spesso, dalle opposte politiche poste in essere in Terrasanta. Del resto, ciascun ordine possedeva caratteri peculiari. Sono tali caratteri a essere al centro del bel libro di Giuseppe Ligato, Le armate di Dio. Templari, ospitalieri e teutonici in Terra Santa, edito nella collana «Aculei» diretta da Alessandro Barbero (Salerno, pp. 160, euro 14), volto a indagarne percorsi e relazioni.

NON SIAMO DI FRONTE a una sintesi relativa alla storia di ciascun ordine, bensì al tentativo – riuscito – di coglierne somiglianze e differenze: dall’ideologia che ne guidava l’azione alla disciplina interna, dal ruolo acquisito in battaglia alla strutturazione delle rispettive sedi sul territorio, alla normativa interna, al modo d’intendere il rapporto tra guerra e carità. Il quadro è quello d’un universo assai più ricco e sfaccettato di quanto comunemente si pensi. Veri e propri «crociati permanenti», tutelati dal papato, gli Ordini condividevano il medesimo obiettivo, ma lo esprimevano secondo modalità eterogenee. Lo studioso, membro della Society for the Study of the Crusades and the Latin East, tra le massime autorità sull’argomento, mostra bene come il loro assetto mutasse nel tempo. Non senza resistenze.

È QUEL CHE SI APPRENDE dall’analisi della normativa ospitaliera, che accolse temi e concetti di natura militare soltanto nel Duecento, vista la declinazione assistenziale prevalente. Non stupisce, dunque, l’adozione di scelte diverse nei confronti della delicata politica d’equilibrio oltremarina, e nemmeno lo sviluppo d’una rivalità reciproca, letta dai contemporanei come esiziale per le sorti della Terrasanta. Dopo la caduta di Acri, si formuleranno proposte volte a fondere i due ordini principali, così da procedere più speditamente alla riconquista di quanto perduto. L’arresto dei Templari di Francia, nell’ottobre del 1307, tarperà del tutto una discussione ancora in corso. Ospitalieri e Teutonici, dal canto loro, sopravvivranno, riciclandosi alla bisogna: votandosi al mare, gli uni; alla difesa dell’Europa orientale, gli altri.