I teatri sono chiusi, ma dietro le porte la creazione continua. Questa è la direzione scelta dal Teatro India di Roma e dalla sua consulente artistica Francesca Corona che, parallelamente al progetto Oceano Indiano con la curatela della stazione web Radio India, ha programmato un fitto calendario di residenze. Gli artisti e le artiste che hanno usufruito degli spazi, della strumentazione tecnica del teatro e di un supporto economico non sono solamente quelli coprodotti dallo stabile di Roma, tra cui ricordiamo Motus, Muta Imago, mk, lacasadargilla e Roberto Rustioni, ma anche una serie di compagnie a cui la direzione artistica ha proposto un sostegno in un momento così delicato, in particolare per quei gruppi che fanno riferimento agli spazi indipendenti Carrozzerie n.o.t, Fivizzano27, AngeloMai.
Nel ciclo di residenze che si sta svolgendo in questo periodo sono presenti gruppi giovani e progetti inediti, sul fronte della danza la prossima settimana verrà ospitato il collettivo MINE con i loro Esercizi per un manifesto poetico; Niccolò Matcovich e Laura Nardinocchi hanno avuto modo di sviluppare lo spettacolo Arturo, vincitore del premio Scenario Infanzia 2020 ancora sotto forma di studio. Il tema dell’infanzia è centrale anche per le artiste in residenza questa settimana, la compagnia Fi_Br_Δ, sotto il cui nome si riuniscono Federica Rosellini, Fiona Sansone e Nadia Terranova. Il sedicesimo giorno. Un Orlando è il titolo del lavoro inedito, così come è inedita la formazione del gruppo. Per la prima volta infatti le tre professioniste hanno unito le forze per comporre questa fiaba dark, attraverso un linguaggio fortemente poetico intendono raccontare la storia dell’infanzia ferita di un Orlando infante, né uomo né donna, impegnato in una ricerca sulla luna, luogo prediletto della perdita e dei ritrovamenti. Nutrita di numerosi e variegati riferimenti letterari, la scrittura della drammaturgia si deve interamente a Rosellini (tra le sue numerose esperienze, quelle di attrice per Ronconi e Latella), l’abbiamo intervistata per qualche anticipazione. «Hanno accompagnato il percorso, come delle ostetriche», ci ha raccontato riferendosi a Terranova (scrittrice, finalista al Premio Strega nel 2019 con il romanzo Addio Fantasmi) e Sansone, che curerà la regia.

Può raccontarci dei diversi mondi che popolano il testo de «Il sedicesimo giorno. Un Orlando»?

Lo spettacolo è nato dal desiderio di mettere in contatto l’Orlando furioso con l’Orlando identitario e metamorfico di Virginia Woolf. Nel testo sono presenti alcuni luoghi e personaggi di Ariosto ma in una chiave molto diversa, a cavallo tra una fiaba nera e una distopia, uno dei riferimenti per me è stato Coraline di Neil Gaiman. È ambientato sulla luna e ci sarà un piccolo protagonista con la sua storia e la sua ricerca.

Tra i numerosi spunti che il lavoro evoca c’è il riferimento al cuore nel titolo, che inizia a battere dopo sedici giorni dal concepimento, oltre alla questione del genere di Orlando. Come si declineranno?

Un riferimento importante per la scrittura è stato l’universo onirico di Miyazaki, i cui personaggi non sono psicologici, hanno sempre a che fare con un elemento esterno che poi rimanda a qualcosa di psichico, com’è tipico nelle fiabe. Il nostro piccolo protagonista ha un cuore con una forma specifica, quella di un pesce… Tanto lui è deciso e coraggioso, quanto il suo cuore è vibratile, sono i suoi movimenti a permettere l’inizio delle metamorfosi. Il tema della mutazione in Woolf è declinato tra il maschile e il femminile, mentre le metamorfosi del nostro piccolo Orlando transitano anche per l’interspecie, infatti un altro dei riferimenti e dei luoghi attraversati è stato quello dei bestiari. Ci sembrava giusto così considerato che il nostro mondo non è più composto solamente da una dicotomia binaria. Il tema cardine in fondo è il corpo e la carne, prendiamo le mosse da una citazione di Paul Valéry che recita: «Non c’è niente di più profondo della pelle», questo testo è un inseguimento della carne che ad un certo punto comparirà, innanzitutto come fantasmatica.

Sansone e Terranova hanno lavorato molto con la produzione per ragazzi, rispettivamente di teatro e di libri.

Infatti tutte e tre siamo accomunate da un grande interesse per l’infanzia e avevamo il desiderio di raccontare un’infanzia ferita. Siamo partite da quel mondo per poi parlare anche agli adulti, d’altronde ritengo che le fiabe siano forse più utili a noi che non ai bambini, soprattutto le fiabe nere e gotiche.

Il piano visivo e musicale avranno delle drammaturgie loro proprie, ci può anticipare qualcosa?

Alcune professionalità molto importanti ci accompagneranno, l’impianto visivo lo curerà Massimo Racozzi mentre Daniela Bassani si occuperà del suono. In questi giorni di residenza ad India stiamo portando avanti anche un percorso fotografico su cui ci segue Claudia Borgia, è molto importante per noi perché è previsto che i tre linguaggi dialoghino già dal testo e volevamo farli esplodere anche sul palcoscenico.