Artista alternativo nella più ampia accezione del termine, David Holmes ha fatto dell’«inclassificabile» il fulcro della sua cifra stilistica. Passando dal successo internazionale alle performance underground, dall’euforia creativa all’instabilità mentale, il musicista nordirlandese è ormai da trent’anni uno dei protagonisti indiscussi del suono contemporaneo, che ha segnato a fuoco con la sua attività di dj, songwriter, produttore e compositore di colonne sonore. Proprio cinema e televisione costituiscono le sue principali fonti di ispirazione, con oltre 30 soundtrack pubblicate e collaborazioni con maestri come Michael Winterbottom, Steve McQueen e soprattutto Steven Soderbergh, con il quale ha contribuito alla popolarità di titoli come Out of Sight, Panama Papers e la trilogia Ocean’s.

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Ma il successo più recente – e probabilmente il più eclatante – è stato quello di Killing Eve, la serie tv britannica che ha unito la crime story al pungente sarcasmo delle protagoniste, un ibrido musicale a nome Unloved (formato da Jade Vincent, Keefus Ciancia e dallo stesso Holmes) che ha conquistato i Bafta Tv Craft Awards nella categoria Original Music.

Proprio il progetto Unloved è stato al centro della recente produzione dell’artista di Belfast, riuscendo a unire l’appetibilità pop di epoca Sixties, la raffinatezza delle colonne sonore in classico stile Rota/Morricone e l’eccitazione di un certo jazz elettrico. Ora che gli Unloved hanno terminato il loro percorso artistico e che Holmes ha trovato il giusto equilibro psichico, arriva finalmente il nuovo album solista, a ben 15 anni dal precedente, The Holy Pictures (2008); in tutto 14 tracce di concitazione elettronica e raffinatezze popular, incorniciate da un titolo decisamente immaginifico: Blind on a Galloping Horse. I primi singoli del nuovo album hanno visto la pubblicazione già un paio di anni fa, con titoli manifesto come Hope Is the Last Thing to Die e It’s Over if We Run Out of Love. «Ho fatto uscire di corsa quei singoli perché avevo la sensazione di dover dire delle cose in quel particolare momento – spiega David Holmes che abbiamo sentito via Zoom -. Era come se il mondo stesse implodendo, era il periodo del Covid e tutto sembrava un disastro: la speranza era ciò di cui avevo bisogno».

Le versioni che ora compaiono nell’album sono state perfezionate con un cambio di batteria e un mix migliore, ma la vera protagonista resta la voce seducente di Raven Violet, che mantiene delle assonanze e dei rimandi proprio agli Unloved. «Quel progetto è terminato – dice -. Sentivo il bisogno di andare avanti e fare cose nuove, ma Raven è la figlia di Jade e Keefus, a cui resto molto legato. Quando arrivi a una certa età, e io ho 54 anni, sai che alcune cose che hai fatto resteranno per sempre, ma ora il mio cuore e la mia mente desiderano andare oltre. Questo disco arriva dal profondo del mio cuore e questa è l’unica cosa che conta, a prescindere dal giudizio di chi lo ascolterà».

La copertina di «Blind on a Galloping Horse», il nuovo album di David Holmes

IN PRIMO PIANO

Blind on a Galloping Horse è senza dubbio un album in cui le ritmiche ballabili restano quasi sempre in primo piano e attraversano atmosfere che vanno dall’ipnagogico alla concitazione sfrenata, dalla placidità eterea alle love song per il XXI secolo, ma è soprattutto «un appello per sognatori, disadattati, radicali ed emarginati». La protesta politica e l’impegno sociale sono infatti elementi integranti dell’ispirazione di questo lavoro e David Holmes è senza dubbio un artista impegnato, colpito nel vivo dalle recenti vicissitudini del Regno Unito. Continua: «Questi politici sono fondamentalmente dei gangster in giacca e cravatta, si tratta davvero di crimine legalizzato. Molte di queste persone, specialmente nel partito conservatore, non hanno alcuna comprensione della classe operaia. Lo stesso Rishi Sunak dichiara di socializzare con le la classe operaia, ma anche lui è solo uno che può permettersi una vita molto privilegiata».

La consapevolezza socio-politica di Holmes si radica nella sua infanzia vissuta a Belfast, quando il conflitto nordirlandese infuriava e le tensioni fra cattolici e protestanti si facevano devastanti. «In quegli anni al centro di questi problemi – dice – c’era il tentativo di colonizzazione dell’Irlanda del Nord da parte dell’Impero Britannico e io ho davvero sperimentato cosa significa crescere in un ambiente del genere. Non si tratta di una situazione estrema come quella di Gaza, però la mia casa è stata bombardata e distrutta dall’esercito britannico, nelle strade attorno a me c’erano persone uccise… certo, avevamo acqua calda e c’era del cibo sulla tavola, ma si è trattato comunque di un periodo molto buio e terrificante, specie per un ragazzino. Crescendo ho poi scoperto di aver ereditato un trauma, che mi ha lasciato una forma di disturbo ossessivo veramente devastante. Negli ultimi cinque o sei anni sono riuscito a gestire la cosa attraverso la terapia psichedelica, ma poi il governo britannico ha deciso di indire il referendum sulla Brexit. Da allora ho cominciato a montare una rabbia verso questa idea ridicola e catastrofica di lasciare l’Unione Europea e adesso è sotto gli occhi di tutti che il Regno Unito è una nave che affonda. Per fortuna l’Irlanda del Nord è rimasta nel mercato unico, ma ho centinaia di amici che stanno vivendo questa terribile situazione».

NELLA NEBBIA

Mentre Holmes si prendeva cura della sua salute mentale, la musica lo ha aiutato a rimuovere la nebbia dal suo cervello e creare un album a suo modo solare e positivo, una raccolta che da un lato è fomentata dalla protesta ma che allo stesso tempo è anche una celebrazione dell’umanità. «Volevo ricordare alla gente quanto sia importante la cultura giovanile e quanto è determinante che possa esprimere la propria voce».

Il 2023 di David Holmes è stato funestato da un altro terribile avvenimento, la scomparsa della cantautrice Sinéad O’Connor, uno dei talenti più puri e allo stesso tempo problematici della recente storia irlandese. La carriera di Holmes come produttore lo ha visto al fianco di artisti come Noel Gallagher, Primal Scream o Martina Topely-Bird, ma il lavoro sull’ultimo disco della cantautrice prematuramente scomparsa è stato per lui folgorante. «Mentre registravo assieme a lei era come se stessi lavorando con Nina Simone – ricorda Holmes -. La sua musica sa farti pensare, sa scuotere la tua anima, può farti piangere o arrabbiare. Lei era una cantante di protesta, diventata una pop star senza che lo volesse. È stata un’artista incredibilmente incompresa e per me è stato un onore assoluto lavorarci assieme, perché ho scoperto una persona fieramente intelligente, molto divertente, gentile e affettuosa. Quando è morta ero molto arrabbiato, perché le persone che hanno parlato di lei erano le stesse che l’hanno etichettata come pazza. Una volta mi ha detto questa frase fantastica, ’Hanno provato a seppellirmi ma non sapevano che ero un seme’. Lei è sempre stata in anticipo sui tempi, il mondo non era pronto ad ascoltarla».

FINE ANNI NOVANTA

Oltre ai suoi dischi solisti e alla sua attività di produttore, Holmes è senza dubbio noto al grande pubblico per le tante colonne sonore che ha composto sia per il cinema che per la tv, in cui ha contribuito a reimmaginare estetiche e stilemi di generi che vanno dalle crime stories ai biopic, dal dramma storico al thriller psicologico. L’attitudine cinematografica della sua musica è stata evidente fin dai suoi primi lavori, ma è proprio alla fine degli anni ’90 che il suo talento compositivo esplode a livello planetario. Continua: «Lavorare alla musica di un film è la più grande forma d’arte collaborativa che esista al mondo, ma devi stare molto attento. Ci sono tante opinioni da ascoltare e un sacco di persone che lo fanno per le ragioni sbagliate, ma se sei fortunato come me puoi lavorare con artisti davvero fantastici. Sono una persona piuttosto emotiva, la musica mi tocca in modo molto profondo, ma oggi l’industria cinematografica è completamente cambiata. Ciononostante, aver lavorato con artisti incredibili come Winterbottom, McQueen e Soderbergh è stato determinante. Ma la cosa più importante è impegnarsi in un progetto in cui credi, come per esempio mi è capitato di recente per la miniserie The Woman in the Wall, basata sui fatti realmente accaduti delle Magdalene Laundries in Irlanda. Lì ho collaborato con Anna Caragnano, una cantante pugliese di cui avevo sentito un brano realizzato con Donato Dozzy. L’ho invitata a Belfast e siamo diventati grandi amici, ha un talento straordinario e faremo altre cose assieme». Nel frattempo Blind on a Galloping Horse è da poco uscito per Heavenly Recordings, con un artwork progettato dal graphic designer britannico Jimmy Turrell e una foto di copertina scattata dopo la rivolta nella Belfast degli anni ’70 dal fotografo di strada Bill Kirk.

Dopo The Holy Pictures del 2008, dai tratti molto intimi, con brani dedicati alla famiglia e al suo passato, il nuovo album è ora arrivato nei negozi di dischi e sulle piattaforme digitali. Accanto all’amore estremo per il vinile, David Holmes ha ovviamente abbracciato lo streaming e la comodità della fruizione online. C’è però ancora qualcosa per cui lottare, ossia gli incassi da quell’indotto specifico. «Quello che non riesco a sopportare – dice – è il rapporto tra la percentuale di revenue che va all’artista rispetto a quella che va al fornitore. Solo per farti un esempio, gli Unloved hanno realizzato qualcosa come cinquanta milioni di stream. Cinquanta milioni! Ma in tutto noi musicisti abbiamo ricevuto circa 15mila sterline… Non è possibile che un artista debba guadagnare meno di coloro che vendono la sua arte, tutto ciò è completamente immorale».

FUORI I DISCHI

Ecco un percorso discografico per andare al cuore delle varie incarnazioni/produzioni di Holmes.

David Holmes, Ocean’s Eleven (Warner, colonna sonora)C’è subito da dire che questa colonna sonora è talmente eccellente nel suo calligrafismo che è diventata immediatamente un cult per chi si nutre di groove. Affascinato dalla blaxploitation e da pellicole come Shaft e Superfly, David Holmes firma 10 brani che uniscono funk e psych-rock, arricchendoli con una tensione melliflua e una dinamicità elettrica senza pari. Il raffinato gusto retrò delle tastiere e della batteria si completa poi con un afflato jazz che aveva già sperimentato nel suo album più ispirato, Bow Down to the Exit Sign. La pellicola di Steven Soderbergh ha superato i 450 milioni di dollari al botteghino, consacrando Holmes a un’enorme platea di ascoltatori e confermandolo fra i più eclettici compositori di soundtrack del nuovo decennio.

Unloved, Guilty of Love (Unloved Records)
Ci vuole talento anche nell’imbroccare il titolo giusto per un’opera d’esordio, e Guilty Of Love è davvero una sintesi perfetta per l’immaginario che si cela dietro gli Unloved. Con un’estetica tutta europea, perlopiù francese e non solo nell’idioma, questo primo album di David Holmes in collaborazione con Jade Vincent e Keefus Ciancia ha avuto un appuntamento col destino ed è stato scelto come colonna sonora della serie tv Killing Eve. La crime story con sfondo sensuale è esattamente l’ambientazione ideale per queste atmosfere annebbiate dal fumo e illuminate da luci soffuse.

Sinéad O’Connor, Trouble of the World (Heavenly Recordings)
Struggente versione del classico di fine anni ’60 a firma Mahalia Jackson, questa cover realizzata da Sinéad O’Connor è un eccellente esempio dell’intesa professionale creatasi fra la cantautrice e David Holmes produttore. La prima registrazione del brano non aveva funzionato, così il musicista di Belfast l’ha editata tutta la notte e alla prima nuova take è arrivata la performance che si può ascoltare su questo singolo. Un album frutto della collaborazione fra i due sarebbe dovuto arrivare già nel 2022, ma prima la morte di Shane, figlio di Sinéad, e poi della stessa cantautrice hanno finora posto il silenzio sulla possibile pubblicazione. Holmes ha dichiarato che l’album era ormai pronto ad eccezione di una singola canzone.

David Holmes, Late Night Tales (Night Time Stories LTD)
Senza dubbio fra i migliori capitoli della serie «Late Night Tales», la compilation realizzata da David Holmes è anche una delle più sorprendenti per commistioni sonore e selezione artistica. Si parte dal canto sciamanico di Barry Woolnough per poi passare alla nenia infantile di It’s a Long Way to Heaven dei Children Of Sunshine, ma le 18 tracce esplorano il suono minimale come quello più elegiaco, la psichedelia, il folk e l’elettronica. Una raccolta degna di ascolti infiniti e un documento prezioso che testimonia il talento eclettico di David Holmes.

David Holmes, This England (Stranger Than Paradise, colonna sonora)
Il racconto della diffusione del coronavirus attraverso una musica carica di tensione, ritmicamente trascinante, emotivamente appassionante. Composta per l’omonima serie scritta e diretta da Michael Winterbottom, la colonna sonora unisce brani dai tratti drammatici a momenti di pura concitazione, una prova musicale che tende a descrivere la corsa contro il tempo per combattere il virus. Ma This England è anche una denuncia contro il governo di Boris Johnson, contro la condotta del partito Tory, nonché un atto di cordoglio per le vittime di quei mesi tremendi.

Primal Scream, More Light (Ignition)
Produttore in capo per questo decimo album dei Primal Scream (dopo l’affiancamento a Kevin Shields per l’acclamato Xtrmntr), Holmes ci mette il tocco fin dai primi secondi di apertura. Anche la chitarra portante di River of Pain o l’ascensione in velocità di Hit Void rivendicano un lavoro azzeccatissimo per dare nuova energia alla band scozzese. Torna anche qui la proverbiale componente psichedelica, che parte dal rock per poi confluire nel gospel stile classico del gruppo It’s Alright, It’s OK, un omaggio a quel magnifico Screamadelica che oltre 20 anni prima li ha inseriti nella storia della musica britannica.

Unloved, Killing Eve’r-Ode to Lovers (Heavenly Recordings)
Serie tv affascinante e fuori dall’ordinario, Killing Eve racconta del rapporto di ossessione e conflitto fra un’agente di polizia e una killer psicopatica, magistralmente interpretate da Sandra Oh e Jodie Comer. Proprio David Holmes, deus ex machina degli Unloved, suggerì la band alla Bbc, comprendendo subito come l’incrocio fra crime story e la sensualità di questa musica potessero fondersi in un perfetto progetto audiovisivo. Il resto è storia, con il trio degli Unloved capace di comporre grande musica a cavallo fra cantautorato francese, soundtrack morriconiane e sollecitazioni psichedeliche. Fino alla vittoria ai Bafta TV Craft Awards.

Noel Gallagher, Who Built the Moon? (Sour Mash Records)
Per il terzo album dei Noel Gallagher’s High Flying Birds la produzione viene affidata a David Holmes, forse lontano dalle logiche del brit-rock-pop, ma già al lavoro con altre band che di chitarra/basso/batteria ne sanno qualcosa. E proprio Who Built the Moon? è il miglior album dell’ex Oasis (oltre che il suo preferito) perché Holmes lo trascina fuori dalla sua comfort zone per spingerlo verso scelte inaspettate, che spostano la vena pop-melodica su territori più psichedelici. Il tutto si regge su cavalcate ritmiche spesso tirate, col bpm che spinge sulla gamba e una sezione di fiati che insiste ancor più sull’acceleratore. Semplicemente, un brano come Keep on Reaching sarebbe stato impensabile per Noel prima di incontrare David e questo è senza dubbio un passo avanti.

David Holmes Introducing The Free Association, Sugarman (13 Amp)
Registrata originariamente per il suo album del 2002 Come Get It I Got It, e poi riproposta su altre compilation e raccolte, questa fantasmagorica cover del classico di Sixto Rodriguez ne reinterpreta non solo il suono ma perfino l’anima perduta e sognante. La voce di Petra Jean Phillipson viene lanciata per aria dal vortice di fiati, chitarre ed elettroniche, in un brano che amplifica la sua aura magica e allo stesso tempo sofferta. La cover appartiene al periodo di Holmes con i Free Association, la sua prima esperienza con una vera band, ma è proprio questa Sugarman a rappresentare un febbricitante decollo nelle braccia della psichedelia.

David Holmes, Don’t Die Just Yet (Go! Beat)
Versione ben poco nota dell’elegantissima Cargo Culte di Serge Gainsbourg, questa cover di David Holmes uscita nel 1997 resta comunque fedele all’originale ma ne sviluppa le dinamiche di profondità e ritmo, inserendo dissonanze e cori eterei. Ancora una volta il compositore di soundtrack mostra il suo lato di cultore della materia, capace di spaziare dal rock al funk, dal jazz alla chanson, per poi incanalare il tutto in un repertorio quanto mai vario e personale. Pezzo veramente imperdibile.