Nella sue note al film il regista, Giuseppe Carrieri, anche produttore e docente universitario, definisce questo suo lavoro dedicato a due bambine rom «diventate mare» una «docu-fiaba in cui la realtà si intreccia con la finzione in un presente che deve ancora avvenire». E il titolo, Le Metamorfosi, che rimanda a Ovidio non è una semplice assonanza, anzi la voce del poeta che cantò gli infiniti e tempestosi passaggi delle figure nel mito, è quella narrante che tiene qui insieme le storie in una lingua passata dal latino al napoletano – la cui interpretazione si deve a Marco D’Amore. Perché questo film è un racconto di trasformazioni sognate, intuite, forse mai accadute o invece che accadono in silenzio e troppo spesso ogni giorno in un paesaggio quotidiano che somiglia al nostro ed è insieme una visione fantastica – ma come abbiamo scoperto proprio questi giorni può essere molto reale in qualsiasi istante.

SIAMO a Napoli, l’orizzonte è quello di una città deserta dove è tornata la peste, o una qualche apocalisse, una bambina rom, sopravvissuta rifugiandosi dentro a una balena radioattiva , cerca il padre che ha perduto nell’incendio appiccato alle loro baracche, a Cupa Perillo, la periferia nord di Napoli. Deve fuggire, inseguita da misteriose creature, la sua meta e salvezza è la Montagna di Zucchero dove sa che il papà l’aspetta.
Poi ci sono un pescatore che scopre di essere malato e vorrebbe trovare un mezzo per essere immortale, e un ragazzo che viene dal Camerun, sta in Italia da poco, la moglie è morta e lui che non aveva i soldi per il funerale è stato costretto a «seppellirla» nel mare.

IL LORO MONDO però è quello che conosciamo, siamo oggi o ieri o chissà se domani. Eppure c’è un legame tra questi universi, un incontro, qualcosa che conduce dall’uno all’altro, forse una «metamorfosi»?
Presentato alla scorsa edizione della Festa di Roma in Alice nella città, il film di Carrisi è uno di quegli «oggetti» eccentrici che hanno dato al cinema italiano negli ultimi anni una personalità differenziata, vitale. L’occasione per vederlo arriva grazie alla programmazione di www.mymovies.it/iorestoacasa dove sarà presentato domenica alle ore 20.00 https://www.mymovies.it/film/2019/le-metamorfosi/live/, registrandosi si possono prenotare i posti nella sala virtuale del sito e accedere alle proiezioni in streaming).

NON perdetelo perché è davvero una sorpresa a cominciare dalla sua scommessa di cercare una forma nel genere come riferimento possibile per raccontare il presente. Che in questa astrazione appare con più evidenza, conquista le sfumature che altrove rimangono sfocate, mostra i conflitti, le assurdità, le violenza sommerse senza retorica o enfasi in una dimensione quotidiana.
Dal mito si entra nell’oggi, in quell’archetipo dell’umanità Carrieri – che è anche autore della sceneggiatura – prova a intrecciare i fili del nostro mondo e della sua rappresentazione che non può essere cronaca ma deve cercare qualcos’altro, puntare alla profondità, all’essenza della sua narrazione. E questa «metamorfosi» inizia nelle immagini, in un fare cinema alla ricerca di un confronto, disposto all’ascolto con i mezzi dell’invenzione, poco incline a sottomettersi alle distanze dei «codici» per romperne le barriere, perché la realtà è insieme documentario e finzione, e la sua natura imprevedibile è quanto ne permette la verità.