Quando muore un uomo come Antonio La Penna non ci si può fermare a un bilancio dei suoi innumerevoli contributi di studioso, ma bisogna analizzare – come fa Mario Citroni in questo stesso numero di «Alias» – l’influsso che egli ha esercitato sulla cultura del proprio tempo, stimolando allievi, emuli, avversari. È d’altra parte inevitabile che in una circostanza come questa si senta il bisogno di riesaminare e ridiscutere le opere maggiori del grande maestro scomparso. Spinto da questo impulso, e anche dalla pubblicazione di un recente volume su cui torneremo, ho ripreso in mano l’edizione critica dell’Ibis di Ovidio...