L’orto biologico di Michelle Obama, idealmente situato nei giardini della Casa Bianca, è stato il felice detonatore di un’esplosione di insalate, pomodori e ravanelli, di una distesa verde che ha ricoperto i cortili d’America, estendendosi dai giardinetti privati a quelli istituzionali. L’invito all’autoproduzione alimentare famigliare e alla cura intergenerazionale dei frutti della terra ha trovato terrenofertile nelle scuole, e l’esempio di Michelle ha dato voce ad altre esperienze.

DA ANNI LA FAO PROMUOVE sulla piattaforma Family Farming Knowledge l’insegnamento dell’orticoltura nei programmi didattici di molti paesi in America Latina e Asia. In Francia i potagers scolaires della ministra dell’ecologia Ségolène Royal avviati nel 2015 sono emanazione diretta dell’esempio americano, mentre in Italia i 495 orti scolastici aderenti al progetto Orto in condotta, promosso da Slow Food dal 2004, hanno rivoluzionato la relazione tra agricoltura e tavola imbandita per migliaia di coltivatori in erba.

MA COME SPESSO ACCADE quando si tratta di giardini – e in fondo l’orto ideale altro non è se non un giardino destinato all’alimentazione – è il Regno Unito ad indicare il cammino. Le edizioni bolognesi Pendragon, nella collana Garden, ci deliziano con la traduzione (a cura di Goffredo Bagnoli e Isabella Bottalico) di un manuale di inizio Novecento, destinato alle insegnanti delle scuole dell’infanzia. Nel corso della sua breve ed operosa esistenza L’autrice Lucy R. Latter, ha costruito un programma educativo solidamente radicato nella terra, quella degli orti di cui correda ogni scuola in cui si trova ad insegnare, facendone il riferimento per l’apprendimento delle altre discipline.

DOTATA DI UNO SPIRITO eclettico e libero, propone ai suoi giovani studenti non di dedicare «i primi anni del loro sviluppo all’apprendimento meccanico della lettura, della scrittura e della matematica» bensì di utilizzare la curiosità, la concentrazione e lo spirito d’osservazione tipici dell’infanzia per dotarsi di «un acume più sviluppato, di un desiderio di apprendere e imparare maggiore e di una più grande sensibilità», qualità che soltanto una vita a contatto quotidiano con le forze naturali può sviluppare.

LA LATTER, CHE SI DICHIARA estimatrice dei pedagogisti Pestalozzi e di Fröbel, applica gli insegnamenti dell’urbanista e sociologo scozzese Patrick Geddes, di cui ha seguito alcuni corsi, nella sua impostazione didattica. Allo stesso modo in cui Geddes – che fu anche botanico ed ecologo ante-litteram – considera la città un organismo complesso in cui le scelte urbanistiche influenzano e insieme dipendono dalle condizioni sociali ed economiche, la giovane insegnante ritiene che la conoscenza della natura e dei suoi meccanismi possa servire da modello agli altri insegnamenti, dall’arte alla musica, dalla matematica alla letteratura, dalle scienze alla teologia. Li accomuna un approccio pluridisciplinare alla conoscenza, che ignora i compartimenti accademici, nonché la convinzione che si impari facendo.

IL PREZIOSO MANUALE ripercorre le stagioni dell’orto dal punto di vista agronomico, didattico, artistico e spirituale. L’orto è il luogo della crescita, dello sviluppo delle potenzialità del singolo e della comunità, del piacere e della meraviglia. Il testo è corredato da molte tabelle di marcia, che precisano compiti, giochi e racconti in relazione alle diverse età e stagioni e da tenere fotografie d’epoca. Alcuni capitoli illustrano elementi naturali – il vento, i lombrichi, i narcisi – al centro di lunghi cicli didattici. Inoltre l’affetto dell’autrice per i suoi allievi e per il compito che si è prefissa traspaiono ad ogni pagina: il bambino non è un vaso da riempire, ma un essere da risvegliare al mondo, compito che ravanelli e farfalle ricoprono meglio di qualsiasi libro.

IL PENSIERO DI LATTER, membro della Commissione scolastica di Londra per ben 14 anni, ha ispirato l’azione, tra le altre, delle pedagogiste Maria Montessori, Alice Hallgarten Franchetti e Sofia Bisi Albini, con cui ebbe contatti personali in Italia e a Londra. La malattia interruppe il suo percorso in India, tappa obbligata per i sudditi di sua Maestà che, come Geddes, progettavano un mondo nuovo, ugualitario e giusto. Ma il manuale nulla ha perso della sua freschezza e pertinenza, che ne fanno una lettura utile per «educare esseri umani, e non guidare delle macchine».