Ci sono molti modi per declinare le potenzialità del fumetto, forma espressiva carsica, destinata ad obliarsi e poi a riscoppiare, come un geiser, nei momenti più inasppettati. È quello che sta avvenendo negli ultimi anni e non solo grazie a filoni fortunatissimi come quello del cine-comics, l’adattamento sul grande schermo dei supereroi Marvel e DC.

Ma anche come forma di racconto alternativa, dunque politica, della realtà. Ne sono testimonianza le oramai numerose trasposizioni su tavole di grandi fatti della nostra storia più o meno recente.

O sul piano internazionale della rinascita di Pantera Nera, il personaggio inventato da Kirby e Lee nel 1966, veterano dei vendicatori, sovrano del Wakanda e primo supereroe nero della storia. Venuto alla luce quando i neri stavano uscendo dai ghetti, cercando una strada per autorappresentarsi e parlare senza mediazioni, senza diaframmi. Ora Black Panther torna, sceneggiato da uno scrittore con tutti i crismi, Ta Nehisi Coates, nell’Americ in attesa di vedere che tipo di destra vincerà le elezioni, se quella dell’establishment o quella delle campagne.

Per non parlare poi del ritorno dei morti viventi nel fumetto più trascinante degli ultimi anni, The Walking Dead, diventato una serie multi-stagione, con spin off e prequel. Oppure, sempre dalla penna di Robert Kirkman, quell’Outcast in cui si inscena, proprio nella profondità della provincia americana un gigantesco contagio demoniaco. E ancora una volta tornano utili i reietti, gli emarginati, i nerd… Creature da fumetto e del fumetto, lingua dell’alternativa.

Noi ad Alias abbiamo cercato per tempo di raccontare questa rinascita del fumetto, italiano e internazionale, ben prima che autori come Zerocalcare o Gipi divenissero fenomeni da salotto radical-chic, oggetti di futuro-prossime raccolte complete delle loro opere.

Padrini e padroni intitolava una trentina di anni fa Oreste del Buono una sua ricognizione come al solito acutissima del panorama fumettistico italiano. In quel periodo, siamo negli anni settanta, capace di intercettare naturalmente, senza alcuna sovrastruttura culturale, ma istintivamente, le istanze più libere delle prassi libertarie in atto. Ed è per questo assai poco sorprendente che sia stata trasposta in fumetto: Antigone. 25 anni di storia di italiana dietro le sbarre, un racconto in tre atti dell’associazione omonima che si occupa dei diritti e delle lotte dei detenuti, una delle manifestazioni più alte della cultura garantista. Autrice è Susanna Marietti mentre i disegni, veloci, secchi, senza fronzoli ma allo stesso tempo fortemente intrisi di carica emotiva, sono di Valerio Chiola.

Tre storie diverse ci raccontano i temi caldi di questi anni di lotta, con tanti personaggi reali e molti verosimili. Mauro Palma, il presidente dell’associazione, il senatore Gozzini, l’autore della legge sui benefici di pena. E poi c’e’ il Manifesto, dove si riunisce l’associazione Antigone e dove tra i protagonisti si vedono Luigi Manconi, Tommaso Di Francesco e Rossana Rossanda attivarsi per trovare il modo di uscire dalle secche della carcerazione diventata strumento di repressione di massa per una generazione.

La prima storia è ambientata alla fine degli anni settanta. Un esponente del movimento finisce in carcere, l’accusa è quella che toccò a molti in quel crinale: banda armata. La risposta dello stato alle istanze di profondo cambiamento emerse negli anni precedenti. Decine, centinaia finirono in carcere, vittime di teoremi, soffiate, pentiti. C’è da ricostruire un terreno minimo di umanità affinché la detenzione non significhi necessariamente la fine della vita e di ogni sua aspettativa.

Poi c’è la stagione della lotta alla mafia, ambientata all’isola del diavolo, ovvero al carcere dell’Asinara. Anche qui siamo alla vigilia di una risposta tremenda dello stato di fronte alle stragi mafiose. Si sospendono tutte le garanzie giuridiche in nome della lotta senza quartiere al crimine organizzato. Qui incontriamo due personaggi verissimi, Carmelo Musumeci e Nadia Bizzotto, volontaria dell’associazione Giovanni XXIII.

Sono anche gli anni di campagne come «Mai dire mai», sull’abolizione dell’ergastolo. Ma si è anche alla vigilia di Tangentopoli e il garantismo italiano sta per essere sepolto dall’opportunismo e dalle ragioni personali. Diventando religione dell’impunità e di una nuova forma di sopruso dei potenti. Infine arriviamo ai giorni nostri con «Overbooking» e le storie dei detenuti nei nostri istituti super affollati, dove, come dice uno dei personaggi, quando viene l’estate ci vuole tanta pazienza per sopportare ognuno reciprocamente gli odori di corpi che possono essere lavati solo due volte la settimana. Tossicodipendenti, extracomunitari, tutti mescolati in quei pochi metri, a Poggioreale, Napoli. Ma stavolta in quest’ultimo episodio ci sono anche le donne, quelle della casa circondariale di Rebibbia, dove è rinchiusa Rosa.

L’ironia, ingrediente fondamentale del racconto a fumetti, non manca di condire anche quest’ultimo episodio che ben ci racconta il disastro del nostro paese, l’incuria, l’indifferenza di un’opinione pubblica ormai sedata a tutto.

E soprattutto l’Italia condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per trattamenti inumani e degradanti, per aver violato l’articolo 3 della convenzione europea.

Per questo c’e’ ancora bisogno di Antigone.