Manifestazione regionale oggi a Padova indetta da Adl Cobas, a partire dalla logistica. Appuntamento alle ore 15 in piazzale stazione: «Contro i ricatti nel lavoro. Per la conquista di nuovi diritti, il reddito ed il diritto all’abitare. Contro i confini dell’Europa monetaria». Il corteo sfilerà fino a piazza santo Stefano, sede della prefettura, per sollecitare la risoluzione delle vertenze aperte e il rispetto dei diritti sindacali all’interno delle piattaforme logistiche in zona industriale.

«In questa offensiva senza precedenti, che ha portato a licenziamenti di massa, licenziamenti politici, cariche della polizia, denunce, arresti e atti di rappresaglia di vario tipo, si inserisce anche Confindustria che nell’incontro in prefettura indica come pericolo numero uno le lotte sacrosante della logistica per la conquista di condizioni di lavoro dignitose», si legge nella convocazione dell’iniziativa,

Una piattaforma sussidiaria alla sintonia fra affari privati e politica trasversale.

Da almeno un decennio – fra i capannoni sempre più vuoti della zona industriale e il flusso dei container a Interporto – Padova rappresenta il «laboratorio» delle larghe intese nella gestione della logistica. Risale addirittura al 1999 la costituzione di Servizi Logistici con sede in via Svezia 9: Leonardo Padrin (ex presidente della Compagnia delle Opere e tuttora consigliere regionale berlusconiano) firma lo statuto nell’ufficio del notaio Nicola Cassano, che non ha mai nascosto il legame di amicizia personale con Flavio Zanonato. Nella Srl ora con 663 mila euro di capitale sociale, si sono accomodati come amministratori nomi del centrodestra ma anche della Quercia business oriented.

E’ il modello della concertazione incistata nel patrimonio pubblico. Da una parte i ciellini con i loro “manager” abituati ad attingere ai finanziamenti non solo europei e dall’altra le vecchie coop «rosse» destinate ad alimentare le scatole cinesi dei consorzi. Così si potrà cannibalizzare la gestione di Magazzini Generali (unico ente controllato dal Comune), giocare la fallimentare partita del Consorzio per lo sviluppo del Conselvano e soprattutto esportare la ricetta padovana dalla Croazia fino alla russa Vladimir.

Uno scenario spianato da tempo: il «compromesso storico» dell’economia nasce nella nicchia logistica di Padova prima di conquistare l’hub di Parma, esplodere alla Granarolo di Bologna e rivelarsi nell’Expo 2015, nelle Grandi Opere in project e nel governo Renzi. L’architettura della sussidiarietà nazionale: soldi pubblici che alimentano società cooperative a responsabilità limitata; edilizia sanitaria, universitaria o infrastrutturale che nutre poi manutenzioni su misura; «mandarini» delle amministrazioni locali al servizio dell’asse di cemento CdO-Legacoop.

Logistica in Italia è sinonimo di quasi 200 miliardi di euro, che significa oltre il 10% del Pil. Facchini immigrati, «padroncini» dell’autotrasporto e services d’ogni tipo lavorano nella zona più che grigia a beneficio di chi mercifica tutto. Sono più di 150 mila le micro-imprese censite tra banchine dei porti, nodi ferroviari, magazzini più o meno hi tech, società partecipate e universo del «terzo settore».

Di nuovo a Padova s’è squarciato il velo. Con le inchieste per truffa che hanno coinvolto leader carismatici e professionisti di Cl. Ma anche con le vertenze sindacali aperte da anni davanti ai cancelli di Corso Stati Uniti.

T. G., membro del comitato promotore della cena ciellina di santa Lucia e frequentatore del «club» che d’estate si ritrova in riva all’Adriatico, deve rispondere dell’accusa di «false fatture soggettive» per 1,2 milioni di euro emersa dalle verifiche nella contabilità 2004-2010. Secondo il rapporto delle Fiamme gialle, sarebbero il «filtro» con cui T.G. utilizzava la «cricca della logistica» che a sua volta evadeva Iva e Inps grazie ad un sistema di coop clonate cui affidare gli appalti del valore di 6 milioni.

E proprio nel processo in corso a Willi Zampieri (il boss della logistica legato a Forza Italia di Saonara) i verbali certificano altri legami diretti. Con Floriano Pomaro, il braccio destro del ciellino Renzo Sartori che «governava» i Magazzini Generali e ora è il presidente del Consorzio Sincro a Parma. E con ambienti tutt’altro che limpidi. Conferma il maresciallo Nicola Lorenzini al pm Orietta Canova: «Successivamente all’arresto di Zampieri, è diventato Pomaro l’appaltatore diretto con le sue società». Quindi snocciola visure camerali, intercettazioni e documenti sui cantieri logistici gestiti dalla «cricca» per conto di Despar, Marr e Pam. E spiega come venivano riciclati i proventi milionari: società immobiliari, ma soprattutto ristorazione al Cinecity di Limena e a Silea nel Trevigiano.

Ma c’è di più: «Sono state aperte attività nel campo del gioco d’azzardo» afferma il maresciallo. Infine, a domanda dell’avvocato Evita Dalla Riccia rivela chi fosse l’ultimo amministratore della coop Euro Job: un indigente. Era «accudito» regolarmente alle Cucine Popolari di suor Lia? «Sì, … mi sembra che gli ispettori dell’Inps abbiano fatto quest’accertamento già nel 2005. E mi sembra che avesse riferito in merito a questa persona…» risponde Lorenzini.