Non accennano a fermarsi le scosse telluriche provocate dall’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Toscana. Le attività criminali dei referenti della cosca Gallace spaziavano dal traffico di droga al controllo dei lavori stradali, fino allo smaltimento illecito dei rifiuti delle concerie del Comprensorio del cuoio. E su questo versante delle indagini le intercettazioni dei carabinieri Forestali, del Ros e del Noe fanno tremare il principale palazzo toscano della politica, quello della Regione. Perché lo spaccato che emerge, con i vertici dell’Associazione conciatori di Santa Croce sull’Arno che aiutano questo o quell’esponente politico, in cambio di “attenzione” per le questioni legate alla produzione e allo smaltimento dei rifiuti tossici industriali, è difficilmente equivocabile: “Ledo resta un paio di anni, sbrighiamoci”, dicono ad esempio, intercettati, i vertici dell’Associazione conciatori, finiti ai domiciliari.

Proprio il coinvolgimento di Ledo Gori, storico braccio destro di Enrico Rossi, appena sollevato dal ruolo di capo di gabinetto di Eugenio Giani dopo l’accusa di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, è per Sinistra italiana emblematico “della commistione tra politica e poteri economici che abbiamo denunciato molte volte in questi anni. Un intreccio che evidenzia la subalternità della politica a guida Pd, che governa la regione e le città, agli interessi degli imprenditori. Nessuno provi a derubricare le responsabilità ai singoli. Questo sistema è parte dello sbandierato `buongoverno´ della regione, ed è considerato la normalità”.
Senza sconti anche il giudizio di Massimo Torelli, che ha coordinato la campagna elettorale di Toscana a Sinistra: “Come fanno tanti compagni per bene che hanno costruito la lista con Ledo Gori (Sinistra civica ecologista, ndr) a stare in silenzio e non dirsi choccati?”. Mentre a Santa Croce, dove sono stati affissi due striscioni espliciti (“Mafia e e imprenditori, a loro i soldi a noi i tumori”), ieri c’è stato un presidio della Cgil, che sarà parte civile al processo: “Chiediamo alla magistratura di fare presto e bene il suo lavoro – spiega Mauro Fuso che guida la Camera del Lavoro di Pisa – sperando che non vi siano ulteriori ricadute sulle attività produttive e sui lavoratori. E chiediamo alle istituzioni e alla politica di salvaguardare il territorio: già c’è il danno ambientale, facciamo in modo che ad esso non ne segua uno altrettanto grave di tenuta economica e sociale”.

Anche Rifondazione e Potere al popolo, che con Sinistra italiana non avevano appoggiato il demrenziano Giani, finendo per l’essere sconfitti alle elezioni di settembre, tirano le somme di quanto sta accadendo: “Sono pesantissime le accuse ad esponenti politici di primo piano della cosiddetta ‘governance’ toscana – osserva Alessandro Favilli del Prc – oltre a Gori c’è il consigliere regionale Pieroni, anche lui indagato per corruzione, e la sindaca di Santa Croce e presidente del Polo tecnologico conciario Giulia Deidda, accusata di associazione a delinquere e tuttora al suo posto. Qui non è un problema di singoli che sbagliano, c’è un modo di concepire il potere che va contrastato con strumenti che non possono essere affidati solo alle forze di polizia o alla magistratura. La lotta alla mafia riguarda le istituzioni politiche, culturali, economiche. Nessuno può sentirsi non coinvolto”. Ieri sono partiti gli interrogatori del gip ad iniziare dagli arrestati, i vertici dell’Associazione conciatori e gli esponenti vicini alla cosca Gallace.