Il dibattito sui diritti LGBT è acceso ma uno dei problemi è che, se le donne e gli uomini di cultura sembrano quasi sempre favorevoli a un cambiamento, troppo spesso ancora non trovano il coraggio di esporsi direttamente. Così anche nella musica, a parte rari casi. Fonteyn è la canzone che ha lanciato il disco di Cosimo Morleo, Ultreya (Irma Records), da poco uscito, che evoca una storia di bullismo contro un ragazzo omosessuale di cui Cosimo è venuto a conoscenza: «Si tratta di un videoclip di denuncia, di sensibilizzazione contro l’omofobia e il bullismo. Ho capito quanto poco la musica italiana si è spesa su questo tema, e ho ideato quindi con Indie Pride la rassegna di videoclip “Musica per immagini e i diritti”, coinvolgendo da Daniele Silvestri agli Egokid, e molti altri. Mi sono accorto che quasi tutti i lavori a tema sono stati realizzati negli ultimi tre, quattro anni. Nel passato molti artisti non si sono esposti e, soprattutto in ambito mainstream, ancora preferiscono evitarlo per motivi di immagine. Forse è giunto il momento, sarà come allacciarsi la cinture di sicurezza, poi nessuno ci bada più e la vita va avanti. Chi decidi di amare sono solo fatti tuoi, le regole però devono essere le stesse per tutti».

Viene da pensare che possa esserci discriminazione anche fra musicisti: «Non direi. In ambito musicale la diversità è sempre stata una declinazione di “stranezza” connaturata all’essere artisti. L’arte è una sorta di “riserva indiana di concessioni”. Provate ad eliminare le opere create dagli omosessuali, sarebbe un mondo diverso, orfano di meraviglia. Lo sanno tutti, anche la Chiesa». La Cirinnà sembra più che una legge per i diritti, una partita a scacchi in cui nessuno cerca di vincere: «In Italia a me sembra si stia giocando una crudele battaglia politica sulla vita delle persone. Come dicevi giustamente, stiamo assistendo a una partita sleale, dove il consenso elettorale è diventato più importante che legiferare. In questo dibattito abbiamo sentito il peggio dalla politica e le intromissioni della Chiesa che in parlamento è ben presente, non solo tra i Cattodem. È intollerabile. Le leggi andrebbero fatte sulla base del buon senso e non del crocifisso».

C’è qualcosa che non ti convince nella Cirinnà? «Trovo che andrebbe approvata nella sua interezza. Detto questo, era chiaro sin dall’inizio che la stepchild-adoption avrebbe incendiato il dibattito e messo in pericolo la legge stessa. Credo sia stato tutto un gioco al ribasso, chiedere tutto per avere almeno qualcosa. Non è giusto, in compenso ha rivelato la vera natura di certi soggetti politici: mai come in questo momento l’attenzione di milioni di persone coinvolte si sta orientando anche in vista di future elezioni. I tradimenti si pagano, in famiglia come nell’urna».

Delle scuole si parla solo nei casi di bullismo mai di educazione sessuale o educazione sentimentale. Te sei andato a spiegarci il tuo punto di vista: «Hai toccato un punto nodale. L’educazione sentimentale salverebbe vite, penso al bullismo, l’omofobia, ma anche alla violenza sulle donne. Mi sembra che i ragazzi siano anni luce avanti su alcuni argomenti, sono però vulnerabili e smarriti sulle questioni di cuore, confusi da una sessualità proposta in chiave superficiale, cinicamente consumistica e mistificatoria che propone falsi modelli vincenti, di una società in piena crisi di identità morale e sentimentale».