Tre giovani donne appartenenti al movimento femminista Femen hanno fatto incursione ieri nel parlamento spagnolo al grido di «l’aborto è sacro». La protesta ha avuto luogo durante un intervento del ministro di Giustizia Alberto Ruiz-Gallardón, firmatario di una discussa «riforma» della normativa sull’interruzione di gravidanza che dovrebbe entrare in vigore nelle prossime settimane riportando la legislazione attuale a quella del 1985. Il giro di vite voluto dal ministro del Partido popular consentirà l’aborto solo in caso di stupro, malformazione del feto o rischio di salute per la madre, mentre la legislazione attuale (in linea con quella di quasi tutti i paesi europei) permette l’interruzione di gravidanza senza dover addurre giustificazioni entro la quattordicesima settimana di gravidanza (anche alle minorenni dai sedici anni d’età).

Le attiviste – che esibivano lo slogan antiabortista anche sul seno nudo – sono state immediatamente bloccate dagli uscieri, denunciate e portate in questura. Gallardón ha subito censurato la protesta delle Femen, che – secondo il ministro – «hanno dimostrato una totale mancanza di rispetto nei confronti della sovranità popolare incarnata dal Parlamento». Un accenno di applauso si è levato invece dagli scanni del gruppo di Izquierda plural, che alla ripresa della sessione è tornata sulla questione dell’aborto (inizialmente non in agenda) per difendere il diritto di scelta di fronte ad un Gallardón visibilmente infastidito. «In un Parlamento in cui si applaudono leggi che danneggiano tante persone – ha dichiarato il coordinatore di Izquerda unida Cayo Lara – non dovrebbe dar fastidio a nessuno che si applauda una protesta a favore di un diritto delle donne».