Ancora una volta serve ricordare quanto ci hanno insegnato Lenin, con la sua cuoca, e De Gasperi, con la sua casalinga: che la politica può apparire complicatissima, ma va ricondotta a essenziale semplicità nell’interesse generale. Provate a spiegare ad un bambino o ad uno straniero benintenzionato la politica italiana di questi giorni.

Veti e controveti ispirati ad interessi neanche di partito, bensì di singoli e delle loro cordate; oscillazioni di priorità tra nomi e programmi; forni aperti e socchiusi; tweet e interviste con cui si esprimono tutti e nessuno.

Eppure, è evidente l’interesse generale a costituire un governo, chiamiamolo di ritorno alla Costituzione, preferibile ad un’interruzione della legislatura, dopo poco più di un anno, interruzione che servirebbe soltanto al rilancio di una destra potenzialmente eversiva, favorita da un’ulteriore logoramento della politica, esponendo la società e l’economia agli automatismi vendicativi dei mercati.

Nel parlamento attuale esiste una forza politica di maggioranza relativa che, piaccia o non piaccia, è il M5S. Ad essa incombe il diritto-dovere di una proposta – compresa la designazione di un presidente del consiglio da sottoporre al presidente della repubblica – che, per trovare una maggioranza disposta ad accordare un’apertura di credito, nella forma di un voto di fiducia, può costituire una grande opportunità per l’intero paese, oltre che per le fortune poltiche di chi vi aderisse. Essa deve rispondere ad alcuni requisiti, del tutto ovvii oltre che compatibili con quanto vanno dichiarando sia gli stessi M5S che il Pd e le altre forze di sinistra.

Ad esempio: la permanenza nell’Unione europea, senza la quale il continente, Italia compresa, diventerebbe terreno di caccia dei vari Donald Trump, Vladimir Putin e Xi Jinping, priva di una voce a livello globale, ove si gioca la sopravvivenza del pianeta (anche se ciò comporta un compromesso sui nostri conti pubblici);
una politica estera consona all’articolo 11 della Costituzione; una nuova legge elettorale democratica, cioè tale da eliminare parlamentari nominati, nel rispetto delle forze politiche di minoranza, accompagnata dalla riduzione del loro numero, che restituirebbe al parlamento legittimazione e funzionalità; una gestione dell’immigrazione rispettosa di vite e diritti umani, a salvaguardia dei diritti d’asilo secondo la vigente normativa internazionale, insieme con una lotta, nella sede dell’Unione europea, per un’equa distribuzione degli oneri che ne derivano;  una politica economica e finanziaria ispirata criteri di promozione ecologica e di lotta all’ineguaglianza; Investimenti nella manutenzione e nella creazione di infrastrutture secondo criteri di priorità economico-sociali (ad esempio, il sistema ferroviario siciliano e nell’intero centro-sud) nonché un incremento di fondi destinati alla ricerca, a sostegno del lavoro; assunzioni nel pubblico impiego ove necessarie alla funzionalità della scuola e del sistema giudiziario; lotta senza quartiere alla criminalità organizzata, alla corruzione pubblica e privata, all’evasione e all’elusione fiscale, a sostegno di una tassazione progressiva, come pure allo spreco, spesso corporativamente motivato, del denaro pubblico (niente tagli lineari e bailout, bensì separazione tra attività speculativa e commerciale nel settore bancario); nomine – a cominciare dalla composizione del governo – di donne e di uomini specificamente competenti e non sottoposte a giudizio o a condanne non smentite, da parte di organismi internazionali (ad esempio, gli alti commissari per i diritti umani del Consiglio d’Europa e delle Nazioni unite.

Il Pd e le altre forze politiche contrarie ad un voto anticipato potrebbero valutare questa od altra proposta, libere di negoziare la loro partecipazione al governo; o di offrire un’iniziale apertura di credito con l’appoggio, la modifica o il rifiuto di singole misure di attuazione del programma; oppure di assumersi la responsabilità del ritorno alle urne.

A chi scrive risulta preferibile la prima ipotesi, purché attuata nei tempi rapidi dettati dal presidente della Repubblica, senza ulteriore logoramento della dignità politica che appartiene al popolo italiano!

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