«La democrazia liberale è una forma di Stato in cui la tutela dei diritti e le libertà individuali devono essere garantite a tutti. Di conseguenza, se tutti sono uguali davanti alla legge, perché molti vivono l’ambiente come degrado, mentre solo alcuni lo vivono come benessere? Le disuguaglianze ambientali sono, per questo, ingiuste per definizione».

QUESTO PASSO DEL LIBRO di Francesca Rosignoli ci porta al nocciolo della questione di quanto scritto in Giustizia ambientale – come sono nate e cosa sono le disuguaglianze ambientali (Castelvecchi), che ha tra gli obiettivi di spiegare il significato e le origini di un concetto di cui si comincia a parlare anche in Italia. L’autrice è da molti anni è impegnata nello studio di questo tema a cui ha dedicato una tesi di laurea e la sua attività di ricerca presso l’Università di Stoccolma (Svezia) sulla giustizia ambientale e i rifugiati climatici.

MA COSA SIGNIFICA GIUSTIZIA ambientale e da dove trae origine tale concetto? Il saggio di Francesca Rosignoli cerca di rispondere a questi interrogativi tracciando una geografia delle disuguaglianze ambientali che si snoda dagli Stati Uniti all’Europa. Un’attenzione particolare è riservata all’Italia, dove fu Danilo Dolci – sociologo, poeta e attivista della nonviolenza italiano (1924-1997) – il primo a porre la questione delle politiche ambientali come mezzo per combattere la povertà, le ingiustizie sociali e la criminalità organizzata.

QUESTA RIFLESSIONE importante, che ricostruisce la genesi e lo sviluppo della battaglia in favore dell’ambiente, mette in luce i rischi a cui sono esposte le società contemporanee offrendo un punto di vista inedito: quello delle comunità più ferite. Nel libro tra i vari casi di ingiustizia ambientale in Italia che hanno ancora impatti negativi sull’uomo e sull’ambiente, Rosignoli menziona Gela in Sicilia, dove l’area industriale è stata dichiarata «ad alto rischio di crisi ambientale» nel 1990 e la Terra dei Fuochi, situata tra Napoli e Caserta, che è stata fortemente colpita dallo smaltimento illegale di rifiuti tossici.

DI GRANDE SIGNIFICATO la parte che tratta della lotta contro la cultura dello scarto che viene raccontata attraverso la storia delle prime mobilitazioni sociali negli Stati Uniti contro l’inquinamento provocato dai rifiuti tossici e contro il razzismo ambientale documentate tra gli altri anche da Robert Bullard, il padre della giustizia ambientale. Mobilitazioni che, a partire dal caso Love Canal (un quartiere della città di Niagara Falls, Stati Uniti, evacuato a partire dal 1978 a causa della contaminazione a cui erano esposti i residenti), segneranno la simbolica data di nascita della giustizia ambientale e infine la sua definizione anche istituzionale.

«LA DISCRIMINAZIONE razziale si concretizza nell’individuazione sistematica delle comunità di colore per l’ubicazione di impianti per lo smaltimento dei rifiuti tossici e delle industrie inquinanti – scrive Rosignoli – e senza il loro previo coinvolgimento nei processi decisionali. Questo concetto, coniato in seguito alle prime lotte contro le ingiustizie ambientali negli Usa, rappresenta la prima fase dello sviluppo della giustizia ambientale».

L’AUTRICE TOCCA POI un punto fondamentale del futuro della società sempre più segnato dagli effetti del cambiamento climatico: «La sfida principale della politica sarà quello di valorizzare le politiche ambientali come mezzo per ridurre le disuguaglianze socioeconomiche ed eliminare gli ostacoli che si frappongono al raggiungimento della giustizia sociale.

È QUESTA LA CONCLUSIONE, nonché l’auspicio, di questo breve saggio: che «questo giovane paradigma venga utilizzato come soluzione di vecchie questioni ambientali in una rinnovata prospettiva che ponga di nuovo al centro le comunità interessate», conclude Rosignoli.

TRA I PREGI DI QUESTO SAGGIO vi è anche quello di aver reso disponibile l’ampia bibliografia in inglese in lingua italiana su questo tema. La prefazione del libro è stata affidata a Miranda Schreurs, professoressa di politica dell’ambiente e del clima dell’Università di Monaco (Germania) e l’introduzione a Nando dalla Chiesa, professore di sociologia della criminalità organizzata dell’Università di Milano.