La Lega di A si ritrova pure senza presidente. Paolo Dal Pino dopo due anni di mandato si è dimesso, mollando una barca che rischia di affondare tra bilanci in rosso, gli stadi a capienza limitata, la continua richiesta delle società al governo di accedere ai ristori per i danni economici dovuti alla pandemia. Insomma, non il momento ideale per rimettere il mandato, l’ormai ex capo della Lega di A si trasferisce negli Stati uniti per lavoro – è ad della telco Telit – ma il suo malcontento era radicato da tempo, sebbene proprio in questi giorni è in corso un conflitto tra la stessa Serie A e la Figc. I motivi dello scontro sarebbero i nuovi principi informatori varati dalla federcalcio che prevedono l’adozione dei provvedimenti a maggioranza semplice, così da superare i troppi veti che negli ultimi anni hanno bloccato le riforme. In poche parole è una lotta di potere, l’ennesimo episodio del genere nel calcio italiano: i club non hanno alcuna intenzione di cedere una porzione delle loro munizioni, guidati dallo stesso Lotito, da mesi principale eversore del presidente della Figc, Gabriele Gravina.

NEGLI ULTIMI GIORNI è partito il fuoco sotto forma di carte bollate, prima una lettera in cui la Lega si rivolge al Coni e a Palazzo Chigi contro le ingerenze della Figc, poi la risposta della federcalcio. E se all’orizzonte pareva esserci una specie di tregua, con la Serie A che chiede tempo alla Figc per discutere dei cambiamenti da ratificare, questo conflitto nasconde quella che poi è la sostanza. Le dimissioni di Dal Pino arrivano da lontano, l’ha fatto chiaramente intendere nel comunicato in cui spiegava i motivi della sua decisione, ovvero dal progetto fallito sull’ingresso del private equity (entrato invece nel calcio spagnolo) nella newco formata dalla stessa Lega di A con i club incaricata poi di commercializzare al meglio i diritti televisivi della massima serie. Il presidente della Lega di A si è parecchio speso per l’ingresso di nuovi capitali nel calcio italiano indebitato fino al collo, per rivedere una governance che aveva fatto acqua da tutte le parti. In quella circostanza si è opposto Claudio Lotito – nemico sia di Dal Pino sia del presidente della Figc, Gravina – mentre Andrea Agnelli era al tavolo delle trattative e nel tempo libero metteva a punto con Barcellona e Real Madrid la Superlega (poi svanita in meno di 48 ore) che avrebbe svalutato parecchio il calcio nazionale.