«Madame Sosostris, famosa veggente/Aveva un brutto raffreddore, non di meno/È conosciuta per essere la più saggia donna in Europa,/con un perfido mazzo di carte. Qui, disse,/è la tua carta, l’Annegato Marinaio Fenicio/(quelle sono le perle che furono i suoi occhi. Guarda!)». «Qui non c’è acqua/ma soltanto terra/i gabbiani gridano/sui terrapieni/delle discariche/col becco ostentando/carte da sandwich//il mare è una pozza/dove affiorano/foglie secche/ragni drappeggiati/voci che odi uscire/da pozzi essiccati».

La lettura in continuità dei due brani ci consente di formulare alcune considerazioni.

La clairevoyante Madame Sosotris pur non avendo evitato di buscarsi un colpo di freddo (per inavvedutezza?) mantiene l’elevato rango di colei che vede chiaro, che scruta nei segni che lo premoniscono il divenire che si sta realizzando, ai più tuttavia ignoto. E, per essere la più saggia in Europa (to be the wisest woman in Europe) dell’Europa, o sia dell’Occidente, antivede il destino desolato.

Thomas Stearns Eliot confessa di non avere familiarità più di tanto con “the exact constitution” del mazzo di carte dei Tarocchi. Per questo, rispettosamente, tiene in conto la dimestichezza che ne ha Madame Sesostris e a lei, alla sua sapienza, si affida. Ti porge la carta e della carta, della sua compiuta figura, Madame ti mostra l’eloquenza infallibile illuminando ogni riposto arcano, sciogliendo la cifra enigmatica che si attaglia a te, alla tua situazione: ecco ora sai cosa ti attende e non lo sapevi, cieco, tu, Annegato Marinaio Fenicio.

Se Eliot non ardisce di mettere in dubbio il responso, ma lo accoglie con pensosa ponderazione e scruta cauto (One must be so careful these days: bisogna esser ben prudenti in questi giorni) attraverso lo scorcio di luce che Madame Sesostris gli ha aperto innanzi agli occhi (perle che catturano la luce); Attilio Lolini si permette di eccepire con una qualche buona ragione. L’Annegato Marinaio Fenicio! Non vede bene o poco vede, forse, la chiaroveggente Signora? Non si accorge Madame che: «Qui non c’è acqua/ma soltanto terra?»

Come, allora, parlar di annegamenti, di morte per acqua? «Il mare è una pozza/dove affiorano/foglie secche/ragni drappeggiati». O sono, dobbiamo arguire, le carte del mazzo che non tornano più? Quelle loro figure accampano riferimenti obsoleti, frusti, ormai inutili, inapplicabili a noi che viviamo these days. Incomprensibili come «voci che odi uscire/da pozzi essiccati». Pozzi di conoscenze inaridite.

Dal suo anno 1922, cara Madame Sosostris, son trascorsi quasi cent’anni ormai. Eccole, oggi, così ridotte le sagge carte che lei affidava allora all’intelligenza cautelosa di Eliot. Per noi, ora «i gabbiani gridano/sui terrapieni/delle discariche/col becco ostentando/carte da sandwich».

Questo verso, «carte da sanwich», ha scelto Lolini quale titolo della raccolta pubblicata nella einaudiana «Collezione di poesia» nel 2013. Un verso del componimento intitolato «Sosostris», che ho riportato integralmente accanto ai versi 43-59 di The Waste Land.

Il riferimento a Eliot che il titolo della poesia esplicita, va colto come un attendibile punto di ingresso che può portare a comprendere alcuni motivi della ricerca di Lolini. Ne tocco uno. Restando ai testi richiamati non sarà difficile osservare il ricorso che Lolini fa all’inglese card di Eliot che si volge in italiano, appunto, con ‘carta’. Carta da gioco, nella fattispecie. Ma il vocabolo carta consente in italiano anche una accezione che rinvia all’universo della scrittura, quale, in inglese, si ritrova non in card ma in paper.

Così le ‘carte’ eliotiane di Lolini acquistano un connotato aulico (Leopardi, ad esempio) e, per essere «da sandwich», denunciano, per analogia, il diminuito stato attuale in cui la poesia è tenuta.

Poesia, carte usate estratte da una discarica da gabbiani senza mare, spinti da un sovvertimento nefasto e fatale ad un terreno di desolazione senza frutto. Il ruolo del poeta che, colto di antiche culture, dava conto della devastata temperie del mondo è ridotto ad una condizione disgregata e residuale, ad un esercizio che ritrova la sua altezza solo se dà la parola a restituire la ulteriore caduta, lo scadimento. Che è la grandezza di Attilio Lolini.