«Negli ultimissimi anni, il trend delle cause civili in entrata ha registrato un segno meno. In altre parole, sono in diminuzione i contenziosi civili che finiscono davanti al giudice. Qualcuno magari sosterrà che si tratta di un effetto positivo risultato da qualche miglioramento nel sistema giustizia, noi invece diciamo a chiare lettere che il fenomeno è dovuto molto più banalmente agli aumentati costi di accesso e, di conseguenza, che siamo contrari a scaricare sul cittadino il prezzo di una giustizia non più efficiente ma soltanto meno accessibile». Da qui comincia il ragionamento di Nicola Molteni, avvocato, deputato della Lega Nord e componente della commissione giustizia della camera.
Per avere un sistema più efficace, dice la Lega, non bisogna aumentare la «tassa» d’ingresso (che si chiama «contributo»), bensì investire in risorse: «E noi siamo convinti sostenitori del fatto che il denaro va investito soprattutto lungo tre direttrici: il processo telematico, l’informatizzazione e la digitalizzazione».
Va riconosciuto che, in ambito politico, sono i primi a puntare il dito in modo così netto su un tasto un po’ da tutti ricordato ma poi alla fine messo sempre in fondo alla lista delle cose da fare. Il processo civile telematico è stato introdotto in via sperimentale più di dieci anni fa, ha lentamente superato i test incrociati di tutti gli operatori del sistema ed è purtroppo diventato realtà consolidata soltanto in alcuni tribunali del nord, come Torino e Milano. Secondo i dati del ministero (gennaio 2013), sono soltanto 31 gli uffici giudiziari dove è possibile depositare gli atti in via telematica. Sostiene Molteni che processo telematico, informatizzazione completa e digitalizzazione rendono «più rapida la conclusione della causa e più funzionale l’intera giustizia civile». Si ottengono risultati multipli: «Innanzitutto, un abbattimento dei tempi nel processo calcolabili in un 20-30 per cento. Si migliora l’efficienza dei servizi di cancelleria e si ottimizza l’impiego del personale amministrativo, una delle piaghe attuali della nostra giustizia. Ho appena presentato, a questo proposito, un’interrogazione sul tribunale di Como che ha dovuto riassorbire i fascicoli di altri due uffici in seguito alla cosiddetta riforma della geografia giudiziaria ed è penosamente sotto organico. A proposito della riforma, va detto che le prime settimane di applicazione hanno provocato caos e confusione un po’ ovunque, come segnalato da tutti gli operatori». Il secondo corno dell’approccio leghista è diretto derivato dalla pesantezza dei numeri che ci vengono contestati dall’Europa, dall’Ocse, etc. E cioè da quel carico pendente la cui cifra supera di parecchio i 5 milioni di fascicoli. «A questo proposito, noi siamo convinti che serva una task force ben strutturata e che le proposte contenute nel decreto del fare siano troppo timide. Soprattutto, ci si dimentica che il sistema si regge sulla magistratura onoraria, senza nulla togliere al peso e al lavoro svolto dalla magistratura ordinaria. E’ necessario perciò valorizzare e stabilizzare i giudici onorari». Molteni è infatti promotore di una proposta di legge, «mutuata da proposte venute dalla stessa magistratura onoraria», che tolga queste figure (giudici di pace in primis) dalla perenne incertezza della proroga eterna, basata su due criteri di massima: la competenza e la regionalizzazione. In chiusura, può essere interessante ricordare che Molteni è il primo firmatario di una mozione (25 giugno 2013) che chiede al governo di ritirare lo schema di decreto con la definizione di Tabella unica nazionale per il risarcimento del danno da incidente stradale (schema molto criticato dalle associazioni di consumatori) orientandosi viceversa ad adottare le tabelle approvate dall’Osservatorio sulla giustizia civile di Milano nel marzo 2013.